«Fino a ora siamo riusciti a tenere il
nemico all'oscuro circa i reali obiettivi della Germania, proprio
come i nostri nemici interni erano all'oscuro delle nostre intenzioni
prima del 1932, e non sapevano che le nostre promesse di legalità
erano solo un trucco […] Avrebbero potuto sopprimerci. Avrebbero
potuto arrestare qualcuno dei nostri nel 1925, e tutto sarebbe finito
lì. Invece no, ci hanno permesso di attraversare la zona di
pericolo. È esattamente quello che accadde in politica estera […]
Nel 1933 un primo ministro francese avrebbe dovuto dire (e se fossi
stato un primo ministro francese io lo avrei detto): “Il nuovo
cancelliere del Reich è l'uomo che ha scritto Mein Kampf,
che ha detto questa e quest'altra cosa. Un uomo del genere non può
essere tollerato nei nostri paraggi. O scompare di scena, o scendiamo
in campo”. Ma non lo hanno fatto. Ci hanno lasciati in pace, ci
hanno permesso di scivolare attraverso la zona a rischio, e siamo
stati capaci di navigare aggirando gli scogli più pericolosi. E
quando fummo al termine delle operazioni, e bene armati, e meglio
armati di loro, è in quel momento che hanno incominciato la
guerra!». Joseph Goebbels*
«Credo che non ci sarà una bancarotta dello stato in Grecia. La Grecia deve fare molte riforme importanti e questo creerà sofferenza. Ma tutti pensano che il governo greco stia facendo ciò che è necessario. Non ha senso speculare sull'uscita della Grecia dall'euro. Sarebbe un grave danno per la Grecia e per l'euro». Wolfgang Schaeuble.
Soffrire, bestemmiare forse, maledire il giorno in cui ci siamo consegnati mani e piedi a una economia e una finanza che creano sofferenza - e lo fanno così, in modo spudorato, non usando neanche più la parola sacrifici, dietro la quale, di solito, i politici si nascondono per far credere al popolo che essi siano pratiche necessarie per placare la collera del dio mercato. È sparito ogni alibi pseudo-religioso: se le riforme non creeranno sofferenza nel corpo del popolo, non saranno efficaci. Senza tribolazioni e patimenti non si ottiene nulla, insomma.
Lungi da me paragonare l'attuale governo democratico della Repubblica Federale tedesca, al governo nazionalsocialista guidato da Hitler. Non è questo il punto. È che, in Europa, nonostante da sessant'anni viviamo dentro una bolla di pace (e relativo benessere), adesso come allora, non v'è alcun ministro francese, o italiano, od olandese, o spagnolo, eccetera, che abbia il coraggio di andare a muso duro dal Cancelliere tedesco a dirgli: «O scompare questa politica economica del cazzo che privilegia gli interessi del capitale e crea sofferenza ai popoli d'Europa, oppure Auf Wiedersehen, continua da sola Germania nella tua strada di gigante economico e nano politico. Pur essendo la nazione più grande e popolosa di tutta Europa, il tuo mercato interno non sarà più sufficiente ad assorbire l'enorme capacità produttiva che possiedi - e questo creerà sofferenza anche dalle tue parti pacificate dal cospicuo plusvalore che tale situazione determina».
Ecco, nonostante i timidi discorsini dei rigorosi primi ministri latini, la Germania sarà fermata soltanto quando sarà troppo, troppo tardi.
*Discorso a un gruppo selezionato di giornalisti tedeschi, 5 aprile 1940, quattro giorni prima dell'invasione nazista della Norvegia. Citazione trovata in Barbarba Spinelli, Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001.
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