Giro
tra le pagine dei libri alla ricerca di un qualcosa che mi prenda e
mi porti via lontano, una specie di viaggio improvviso che mi
precipiti in un posto in cui non sono stato, in cui me la devo sbrogliare
a vivere senza ripercorrere i soliti meccanismi su cui è regolata la
vita adesso e la vita ieri, anche mangiare per esempio, un posto dove
non esistono negozi, non esistono denari, in cui mi trovo ad aver
fame e l'unica cosa che posso mordere è il mio braccio.
Mi
faccio il segno cogli incisivi, mi faccio male, mi faccio uscire il
sangue. Lo bevo, e dal sapore giudico un certo stato di instabilità,
o meglio: di agitazione.
È
un sangue mosso, con moto ondoso in aumento, le imbarcazioni dei
pensieri sono sballottate, alcuni a bordo hanno mal di stomaco.
Su
consiglio di un noto branoterapeuta, mi sdraio supino e pure prono,
non insieme ché non si può ovvero si potrebbe anche, però
bisognerebbe essere in due, uno/a supino/a e l'altro/a sopra prono/a
(mai visti due che si coricano uno/a prono e l'altro/a sopra supino/a,
schiena contro schiena per intenderci.) In tale posizione, il mare
del sangue ritrova a poco a poco la sua calma, e se lo bevo adesso mi
tranquillizza, i pensieri si rasserenano o saranno sereni a breve, il
tempo giusto perché il suddetto dottore somministri
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