«Vedi, non aver scelta è un vantaggio. Io non ho scelta: mi devo fidare di te per forza, e del resto sono stufo di vivere da solo. Io la mia storia te l'ho raccontata, e tu non hai voglia di raccontarmi la tua. Pazienza, avrai le tue buone ragioni. Sei scappato da un Lager: lo capisco bene che non hai voglia di parlare. Per i tedeschi sei un evaso, oltre che un russo e oltre che un ebreo. Per i russi sei un disertore, e sei anche sospetto di essere una spia. Magari lo sei. La faccia non ce l'hai, ma se tutte le spie avessero la faccia da spia non potrebbero fare le spie. Non ho scelta, mi devo fidare, e allora devi sapere che laggiù a sinistra c'è una grande quercia, quella che si vede più di lontano; che accanto alla quercia c'è una betulla svuotata da un fulmine; e che in mezzo alle radici della betulla c'è un fucile mitragliatore e una pistola. Non è un miracolo, ce li ho messi io. Un soldato che si fa disarmare è un vigliacco, ma un soldato che si porta le armi indosso nelle retrovie dei tedeschi è un cretino. Ecco, ci siamo, scava tu, dal momento che sei il più giovane. E scusami per il “vigliacco”, non era detto per te; lo capisco bene anch'io cosa vuol dire cadere col paracadute dentro le linee dei nemici».
Primo Levi, Se non ora, quando?, Einaudi, Torino 1982
Anch'io
non avevo scelta e mi sono fidato, senza forza però, è bastato uno
sguardo. Ero stufo di vivere da solo (come se). La mia storia te l'ho
raccontata e tu, la tua, me l'hai raccontata, quindi siamo pari. Storie diverse, è
normale. Ma è bene tenerle per noi, non fare la spia (facce, le nostre, che non lo prevedono).
E
fidiamoci, fidiamoci di quello che abbiamo trovato. Non è un
miracolo, è un accadimento. Limitiamoci a scavare insieme, estrarlo
a poco a poco, averne cura, come un dono.
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