«È una caratteristica del capitalismo,
sia esso fascista o democratico, di far scontare alle popolazioni che
vivono in tale sistema i propri errori, non soltanto in termini
economici e sociali ma turbandone anche le coscienze, generando
inquietudini e paure. E, come quarant'anni or sono, neanche ora ci viene risparmiato il solenne rituale coro degli imprenditori e dei
loro economisti, degli uomini politici imprevidenti e corrotti e dei
loro laquais, che predice la
catastrofe, la fine della civiltà (occidentale), il tramonto dei
“valori”». Lucio Villari*
Quarant'anni fa, esattamente il 30
maggio 1974, Giovanni Agnelli, detto Gianni, diventava presidente
della Confindustria. Dal suo discorso d'insediamento, estraggo:
«Più
di una volta, nella storia, grandi difficoltà sono diventate grandi
occasioni. Quando si sono affrontate le difficoltà con l'impegno
dell'intelletto e la costanza della volontà, con il coraggio e
l'umiltà di riconoscerne le cause prima di proporne i rimedi. Anche
tra noi, parlando da imprenditore privato a imprenditori privati, la
prima grande occasione da cogliere è quella della verità, e bisogna
che essa venga riconosciuta ed accettata da sostanziali consensi. Il
momento è il più difficile degli ultimi decenni, non solo per
l'economia, ma per tutta la nostra società civile. I prossimi sei
mesi saranno ancora peggiori. La situazione congiunturale è
gravissima, ma ancor più pericolosi sono i mali che minano la struttura del sistema economico, politico e sociale e l'ambiente entro
il quale operiamo. Il maggior reddito monetario, di cui le famiglie
sono da qualche anno venute a disporre, ha attutito finora la
sensazione della drammaticità di questo momento.
Ma per questa assemblea le cifre sono evidenti e non ammettono discussioni.
Tutti i dati portano a concludere che all'Italia restano solo margini
di pochi mesi per tentare di avviare un serio processo per correggere
le sue storture. Per qualsiasi paese, infatti, l'essere insolvibile
nei confronti dell'estero non ha solo conseguenze economiche, ma
anche e sempre un prezzo politico. In qualsiasi paese, qualora si
ponga la scelta tra la fame (non ancora dimenticata) e la libertà, è
sempre quest'ultima ad essere in pericolo.
Entrambe
queste prospettive sono oggi all'orizzonte dell'Italia. Dobbiamo utilizzare tutte le nostre energie per invertire la spirale della
crisi. Oggi non bastano più pochi e opinabili provvedimenti di
austerità, inviti a “consumare di meno ed investire di più”, a
“produrre per esportare”, appelli alle imprese perché mantengano
bassi i prezzi e ai sindacati perché moderino le richieste
salariali. Sono questi palliativi che attenuano e, forse, confondono
i sintomi, senza incidere sulla causa del male.».
Per
ora interrompo la trascrizione, troppo lunga per un post, ma anche
per lasciare la suspence su quale fosse, per il mitico Gianni, la
causa del male.
*In Il capitalismo italiano del Novecento, a cura di Lucio Villari, Vol. 2, Laterza, Roma-Bari 1975). Introduzione
al discorso di Agnelli, pag. 709.
1 commento:
La donna?
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