Ci sono momenti in cui sono molto irresponsabile e quindi mi inoltro in situazioni inconsapevoli e probabilmente interconnesse con un certo irredentismo della ragione - cosa esso sia non so ma di sicuro qualcosa che mi fagocita, mi perplime, mi angoscia anche, lo sento dal prurito su una coscia - poi scopro che è una zanzara tigre semi stordita dall'improvviso calo delle temperature, non se l'aspettava l'invertebrata di trovarsi a tu per tu col palmo della mia vendicativa mano - spam, metamorfizzata nella polverina sottile grigioscura di un ex essere vivente che ha concluso il suo ciclo vitale incastrata nel mio tenero vello quadricipiteo.
Ma dicevo dell'irresponsabilità e perché ne dicevo non lo so, mi è scappata la parola, mi scappano troppe parole di bocca - eccola qua, l'irresponsabilità, il - cioè - non saper dare seguito alle parole che sembravano responsabilmente dette, ragionevolmente pronunciate, perché esse esprimevano un sentire che reputavo inedito invece era edito, bastava leggere meglio, andare a ritroso nell'etimo - e così, poi, niente, riposte le parole all'interno del vocabolario di un ruvido non praticante.
Serate in cui mi sento poco tascabile, meno emendabile, per niente redimibile. Nondimeno potrei redigere un trattato sulla noncuranza e fare di me un cialtrone patentato. Malgré-moi sono un dilettante - e i dilettanti, è risaputo, non sbagliano da professionisti.
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