«Da molto tempo penso alla mia penna come a una spada». J.P. Sartre, Le parole, 1963
In alcune occasioni, ho pensato anch'io che la mia penna (la mia tastiera) fosse una spada, perché m'illudevo di essere tagliente. Ma, il più delle volte, mi sono accorto che essa assomiglia di più a un cucchiaio, che utilizzo per sorbirmi il brodo o il minestrone prodotto dalle circostanze.
Un volta rimestavo dentro pentoloni da refettorio. Adesso, considerato quel che passa il convento, la brodaglia mi si è ristretta, estraggo poco dalla realtà, forse perché ho meno fame di realtà, e ancor meno voglia d'inventarne una parallela, sebbene talvolta vi indugi, per vezzo o per darmi il tono di qualcuno che la sa lunga.
Ma non la so lunga. La so ad elastico: per un attimo vedo lontano lontano, poi il visto mi ritorna indietro, di scatto, come uno schiaffo e mi inibisce l'azione. Sembro uno Stato democratico europeo a un summit della Nato. Poi alzo la mano e chiedo al Capo: ma perché non te ne vai affanculo camminandoci sopra?
1 commento:
La so ad elastico.Meglio di così non si poteva dire.
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