Ieri sera, su invito di una conoscente, ho partecipato a una meditazione (laica) di gruppo online. Ventidue minuti di silenzio e di buio (a occhi chiusi). Sono rimasto seduto su una sedia, col telefono davanti, cercando di mantenere una posizione della schiena ben dritta, e mi sono messo le mani una sul petto e l'altra sull'addome. Poi, quando è suonata una campana che sembrava il varo di un cargo indocinese, mi sono concentrato sul respiro, prestando attenzione allo scorrere dell'aria nei due sensi legati alle fasi della respirazione stessa. E la mano sull'addome ondeggiava al movimento del diaframma, assecondandolo. A un certo punto, la mente è andata per i cazzi suoi e mi sono trovato in vari posti, non esotici, ma tutti legati alla quotidianità, ivi compreso fare la spesa con gli ingressi contingentati. Siccome la guida, nel preambolo, aveva avvisato i partecipanti che poteva succedere, ho riacchiappato la mente e riportata, seppur a fatica, dentro il flusso, nel va-e-vieni del respiro. Un indolenzimento alla spina dorsale si è quindi presentato a distrarmi e ho dovuto spostare la mano dall'addome alla schiena, in una sorta di patetico autoabbraccio. L'indolenzimento è svanito, sì, ma è subentrato un prurito proprio dentro una scapola: meno male ho le braccia lunghe, così, con la punta dell'indice e del medio, mi sono potuto grattare con soddisfazione. A un certo punto non ce l'ho fatta: ho aperto gli occhi e ho visto che, in quel momento, di tutti i partecipanti, ero l'unico ad averli aperti. Gli altri restavano come si doveva, concentrati, a meditare. Spinto da un riflesso imitativo, ho richiuso gli occhi, ho rimesso le mani dove come all'inizio e cercato di tenere la mente concentrata sui bpm del cuore. Ce l'ho fatta: li ho riaperti allo scadere dei ventidue minuti, nonostante centinaia di distrazioni (o attenzioni) corporali e mentali.
Meditare, dunque, pare un ottimo esercizio per tenere a bada il flusso continuo di informazioni (e tensioni) che ci frullano in testa e provocano irrequietezza e agitazione. E, da quel che mi sembra di aver capito, ciò avviene proprio perché si costringe il pensiero dentro al corpo, lo si confina nei suoi limiti, facendolo concentrare, innanzitutto, su ciò che sta alla base del vivere: respirare, sentire il cuore che batte. Due palle, insomma: ma anch'esse servono - e non solo per la riproduzione.
4 commenti:
beato chi nun c'ha un cazzo da fa'.
(direi per me, se non che io c'ho un sacco di macchine del rumore da esercitare...)
C'e una pigrizia profonda, se, si crede che si puo' conoscere di se stessi, contattando conoscenti, che ci rassicurano su come meditare, seguendo corsi online, specie se con la schiena diritta. Ti sarebbe piu' facile leggere e studiare, per cominciare.
Ce un oceano di libri. In inglese,tradotto anche da ubaldini, una indimenticabile avventura di un monaco tibetano, che, ti spiega davvero, cosa significa meditare,anche in faccia alla morte.
Personalmente posso dirti che, se mentre sogni, ti rendi conto che stai sognando, capirai che e' non e' vero. In genere, ci si sveglia
Ma io sono tendenzialmente pigro, ahimè.
Comunque, gentile Silvana, grazie mille per la segnalazione.
E un chiarimento per l'ultima frase, che mi ha lasciato piuttosto basito, giacché se mentre sogno mi rendo conto che sto sognando, chiaro, non sto sognando più perché sono sveglio. Ma se dopo aver sognato, mi sveglio e ricordo il sogno, allora il sogno era un vero sogno (una produzione inconscia della mente) e non una fantasia. Ma che cosa c'entra la meditazione con il sogno?
ci sono diversi livelli
e tecniche di meditazione nel buddismo tibetano di cui ho letto di piu' e approfondito.Alla radice c'e la chiara luminosita' della coscienza che pur essendo intrisicamente vuota come lo spazio proietta una infinita' di forme e suoni che erroneamente crediamo fuori di noi. Ma non sono altro che noi stessi, la nostra coscienza. Per avere consapevolezza di questo, il sogno puo essere molto d'aiuto.
Nel sogno la mente crea moltissime visioni che al risveglio identifichiamo come non vere. La meditazione ti aiuta a prendere coscienza che stai sognando, non solo, ma che puoi sognare anche cio che ti pare.
Capisci, che cio che chiamiamo realta' si trasformera' in qualcosa di illuminante.
Il professore Namkay Norbu della universita di studi orientali di napoli ha scritto libri bellissimi a proposito
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