mercoledì 23 luglio 2008

Conversazione platonica

PITTURA DI FELICE CASORATI, 1925


Tengo in testa il cappello. Perché, sai,
Sono un pio Ebreo e qui, davanti a me,
Mistero irradia il tuo aron-ha-qòdesh.
Ma non poterci, come il Signore Iddio, abitare
Mi dà quest'aria di malinconia.
Contemplo e basta.
Nessun punto di te si tende in un richiamo;
Spiri l'uguale di potenza arcana,
La luce forte che la caducità emana
Sapendosi ma incredula mortale.

Quante ore passate già? Quattro, davvero?
O forse sono otto? Ecco il tuo pendolo
Batte dodici, sono digiuno
Da ventiquattro, così posso guardarti
Senza l'impurità della materia:

Io d'uomo miseria pura
Davanti a te, luce cruda.

Di là in cucina sta bollendo per me
L'acqua del tè. Passerà un anno,
Un altro ancora, io bevo adagio adagio.
La notte verrà ancora. Nella bianca
Porcellana del seno, tiepido
Ristoro delle mani sfiduciate,
Lentamente sorbito sarà altra luce.

Mai più il buio entrerà dove l'Idea
Pietosa avrà umanandosi il suo volo
Fermato in una figura.

Guido Ceronetti, Scavi e segnali 1986-1992, Alberto Tallone Editore, 1992

(Questo volume, composto a mano con i tipi tratti dai punzoni incisi da William Caslon nel 1740, è stato impresso in 320 copie - firmate dall'Autore - su carta Magnani di Pescia. Licenziato dai torchi nel maggio 1992)

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