Beatrice sui tuoi seni io ci sto alla finestra
arrampicato su una scala di corda
affacciato dal fuori in posizione precaria
dentro i tuoi occhi celeste vetro
dentro i tuoi vizi capitali
dentro i tuoi tremori e mali
Beatrice sui tuoi seni io ci sto a spiare
ciò che fanno seduti intorno a un tavolo
i tuoi pensieri su sedie di paglia
ospiti appena arrivati o sul punto di partire
raccolti sotto la lampada gialla
uno che ride uno che ascolta e uno che parla
Beatrice dai tuoi seni io guardo dentro la casa
dalla notte esteriore superstite luce
nella selva selvaggia che a te conduce
dalla padella alla brace
estrema escursione termica che mi resta
più fuoco per me tua minestra
Beatrice - costruttrice
della mia beatitudine infelice
Beatrice dai tui seni io vengo a esplorare com'è
la stanza dove abitare
se convenienti vi siano i servizi
e sufficiente l'ordine prima di entrare
se il letto sia di giusta misura
per l'amore secondo natura
Beatrice dunque di essi non devi andare superba
più che dell'erba il prato su cui ci sdraiamo
potrebbero essere stracci non ostentarli
per tesori da schiudere a viste meravigliate
i tuoi semplici beni di utilità strumentale
mi servono da davanzale
Beatrice - dal verbo beare
nome comune singolare
Giovanni Giudici, O beatrice, Mondadori, Milano 1972
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