mercoledì 4 marzo 2009

Prostituzione intellettuale



Che l'Italia sia un paese alla deriva si denota anche da piccoli segnali marginali come lo stato del dibattito intellettuale che tiene banco nei media. La tensione creatasi intorno al caso Englaro sembra pian piano allentarsi; e invece di rinfocolare la questione allargandola anche ad altri temi bioetici o di simile spessore e intensità, ecco che, di contro, si ritorna al clima solito, dove a tenere banco e a riprendere la parola sono gli addetti ai lavori del gioco del calcio: presidenti, allenatori, giocatori e vari commentatori che amplificano il nulla che annebbia le menti italiche. Quando infatti uno sente parlare di prostituzione intellettuale, di leninismo, non è alle riunioni editoriali di Einaudi, di Bompiani, di Adelphi, o del Mulino, eccetera, che deve far correre la mente: macché. Ormai i microfoni e le conferenze stampa si tengono altrove, nelle sale sponsorizzatissime dei campetti di calcio. Pasolini invece di fare il cineasta e giocare a calcio per diletto, avrebbe dovuto prendere il patentino a Coverciano ed allenare il Lanerossi Vicenza. Così facendo avrebbe sicuramente lasciato una maggiore eredità intellettuale; avrebbe consentito alla letteratura, alla vera riflessione politica, alla filosofia, alla poesia, di trovare un autentico spazio in mezzo al popolo. Purtroppo però questi spazi sono ormai occupati da intelligentissimi semianalfabeti di ritorno ai quali dei grandi pensatori si aggrappano pur di far notare che esistono ancora coi loro discorsi a cazzo.

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