«I giornali [la televisione] sono e saranno il principio del male nel mondo moderno: nella loro sofistica essi non conoscono limiti, perché possono scendere sempre più in basso nella scelta dei lettori [dei telespettatori]. Con questo essi dragano la fanghiglia degli uomini che nessun governo potrà più dominare [ovvero potrà meglio dominare]. Saranno sempre pochi quelli che in verità vedono la falsità che c'è nell'esistenza dei giornali [delle televisioni], e di questi pochi solo pochissimi avranno il coraggio di esprimerlo: perché per un uomo è addirittura un martirio il rompere con la maggioranza e la diffusione, che poi lo perseguiterà e lo maltratterà senza posa. [...]
L'effetto demoralizzante dei giornali [della televisione] lo si può vedere anche nel modo seguente.
Chissà se in ogni generazione si trovano una decina, i quali - socraticamente - temano più di tutto d'avere un'opinione sbagliata; ci sono invece migliaia e milioni che anzitutto hanno paura di starsene soli, anche se lo starsene soli fosse l'opinione più giusta.
Ma basta che una cosa sia scritta in un giornale [o vista alla televisione], e si può eo ipso esser sicuri che c'è sempre un buon numero che avranno o manifesteranno la stessa opinione: ergo, puoi benissimo anche tu avere quest'opinione.
In verità, se i giornali di oggi [le televisioni] dovessero, come gli altri negozianti, mettere fuori un'insegna, essa dovrebbe portare la scritta: Qui si demoralizzano gli uomini nel più breve tempo possibile, secondo la più grande misura e al prezzo più basso possibile!»
Søren Kierkegaard, Diario, Rizzoli, Milano 1992, (pag. 181 e 199-200)
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