Stamattina mi son svegliato con un'idea: fare il critico militante. Per criticare che? Beh, il mondo com'è e in cui vivo, le cose che mi circondano, per provare a dipanare la matassa di fili che legano la mia esistenza ad altre esistenze, ad altri fatti che non siano miei. Ma ho altresì pensato che per fare il critico militante occorre, necessariamente, un certo impegno e subito sono entrato in crisi. M'è tornato in mente, a proposito d'impegno, un titolo di uno spettacolo di Gaber: «Dialogo tra un impegnato e un non so». E io non so chi sono, o meglio: mi sono accorto che sono solo un misero intellettuale disfatto che ha fatto divorziare, dentro sé, pensiero e azione; sono solo un misero poetucolo pitocco di provincia (allitero bene, vero?) che si è chiuso nella propria fantasia e minima intelligenza e che ha occhi troppo spesso incantati all'orizzonte per accorgersi che sta inciampando; io sono un mezzo uomo che esaurisce la propria vita spirituale dentro l'esercizio di attività intellettuali astratte, a volte remote e prive di qualsiasi nesso con la realtà; io sono uno spiantato, uno letterato che ha provato inutilmente a mettere in pratica la propria passione, ma che ben presto si è accorto che tali passioni è preferibile esaurirle sulla pagina o su questo schermo; io sono un prodotto bastardo del mio tempo: un antifascista naturale, frutto casuale dei geni di chi ha fatto la Resistenza, ma che, tuttavia, non osa resistere appieno per timore della specie da cui spesso e volentieri si vorrebbe allontanare, diventare altro.
Perché io non mi appartengo, non ho alcuna appartenenza. Io non educo, non costruisco, non cerco devoti ammiratori, non fo nulla affinché l'uomo si diriga verso un futuro migliore o diverso. Io mi disfo nelle pagine degli altri, nei pensieri sublimi che tanta parte della nostra storia letteraria (in senso lato) ha espresso. Io vorrei essere solo quel pensiero, quell'intuizione, quel lampo, quel brivido lungo la schiena che ti fa fratello di chi pensa e tiene dritta la spina dorsale dell'umanità.
No, dunque. Nonostante le buone intenzioni io non farò il critico militante. Io mi traggo in disparte, rifiuto l'agone, ho il magone. Io concepisco il mio minimo dovere di esistere solo come spettatore. Certo, avrò occasione ancora d'indignarmi, di aver voglia di prender le armi contro il mare di guai e, combattendo, finirli. Ma sarà solo un grido afono il mio, un soffocato vaffanculo.
5 commenti:
da una rapida lettura, caro poetucolo, mi son rimasti in mano un tot di endecasillabi.
non male, per altro.
ad altri fatti che non siano miei
poetucolo pitocco di provincia
io sono un mezzo uomo che esaurisce
io sono uno spiantato, un letterato
un prodotto bastardo del mio tempo
verso un futuro migliore o diverso
vorrei essere solo quel pensiero
nick the old
Caro amico poetucolo, questo pezzo è bellissimo! Viva i poetucoli (di provincia, perfino!)
Caro Nick The Old, mi compiaccio nell'aver ispirato i tuoi 7 endecasillabi.
Caro Knulp, grazie di cuore.
guarda che li hai scritti tu, gli endecasillabi.
io mi son limitato a estrarli dal tuo post, dove se ne stavano come perle nell'ostrica.
nick the old
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