Potevo redimere la questione:
non ci sono riuscito, ho messo da parte
rancore, ho ingoiato una maledizione,
ho dormito.
La mia arte di non contendere
si faceva più fina, ma ero solo.
Tu mi dicevi: «Caro, stamattina
prima di svegliarmi ti ho sognato
che con una mano mi tenevi il gomito:
sono venuta». È un sogno, la mia
una spinta di ferrovia e non so
se finisco di crederci ai tuoi sogni
inopportuni come una goccia di limone
sul mio dito ferito sul filo spinato
che ho scavalcato nel sogno
per fuggire la prigione del nostro
amore. Ma no, la prigione è fuori,
è il mostro scamiciato che troneggia
su palchi video piedistalli e scorte
scoraggianti proteggenti: tu ci fai caso
a loro? Io guardo loro che guardano,
io non guardo mai Lui, guardo
i sorveglianti protettori e penso
che tornino a casa forse di rado.
Portami via da questa acidità,
da questo ghiaccio che si scioglie
e rende freddo il mio cammino. Io
non sarò mai contento di me stesso:
io non riuscirò mai a confessare le mie colpe
le mie assenze, le mie pavidità. Io ho smesso
di mordere il reale: lo subisco, anche se
cerco di schivarlo con un abbraccio
che ti serra, che ti ruba quel poco
di calore che il corpo emana.
Non son colui che credi
non siamo coloro che credevamo.
Sono sceso dalle mie fedi,
le ho perse per strada, qualcuno
le raccolga: mi riporti indietro le illusioni,
i sogni minimi, la preghiera per l'indomani,
un padre, un angelo, una luce,
un'avvocata nostra che mi renda
gli occhi che guardai e in cui
credetti di vedere altrove.
Fuori non piove più, il fuoco
è acceso. C'è tanta legna da raccogliere
e bruciare. Io amo il carpino,
l'acacia, il cerro e il faggio.
La saggezza è fuori nel bosco.
2 commenti:
Bellissima.
Thanks!
Grazie a te: sono commosso.
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