Illustrissima Presidenza del Consiglio dei Ministri del Governo della Repubblica Italiana,
«La prima regola di ogni patto costituzionale sulla convivenza civile non è che su tutto si deve decidere a maggioranza, ma che non su tutto si può decidere (o non decidere), neanche a maggioranza. Nessuna maggioranza può decidere la soppressione (o non decidere la protezione) di una minoranza o di un singolo cittadino. È questo il paradigma dello stato di diritto: la limitazione legale dei pubblici poteri, altrimenti assoluti, a garanzia dei diritti fondamentali. Anche la democrazia politica più perfetta, rappresentativa o diretta, è infatti un regime totalitario se il potere del popolo è in essa illimitato. Le sue regole sono senz'altro le migliori per determinare chi può decidere, ma non bastano a legittimare qualsiasi decisione o non decisione. Neppure all'unanimità un popolo può decidere (o consentire che si decida) che un uomo muoia o sia privato senza colpa della sua libertà, che pensi o scriva o non pensi o non scriva in un dato modo, che non si riunisca o non si associ con altri, che sposi o non sposi una data persona o resti ad essa indissolubilmente legato, che abbia o non abbia figli, che faccia o non faccia il tale lavoro, o altre simili cose».
Luigi Ferrajoli, Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Laterza, Roma-Bari 1989, pag. 899.
3 commenti:
Glielo diciamo ai nostri governanti che un tal Rawls diceva: facciamo leggi come se non conoscessimo il nostro ruolo nella società?
Se scalfiamo alcuni capisaldi accade come per le frane, crolla tutto.
Bel blog, ti aggiungo ai miei link.
Grazie.
Ricambio i complimenti per il tuo blog; l'aggiunta no: l'ho già fatta!
acc...m'hai preceduto!
;)
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