«Poiché tutto ciò che è stato concepito e intrapreso da Adamo in poi è o sospetto o pericoloso o inutile, che cosa fare? Dissociarsi dalla specie? Questo significherebbe dimenticare che non si è mai tanto uomini come quando ci si rammarica di esserlo. E tale rammarico, una volta che si impadronisca di voi, non c'è modo di eluderlo: diventa inevitabile e pesante quanto l'aria... Certo, i più respirano senza rendersene conto, senza rifletterci; ma che manchi loro il respiro un giorno solo e vedranno allora come l'aria, convertita a un tratto a problema, li ossessionerà in ogni istante. Guai a coloro che sanno di respirare, guai ancor più a coloro che sanno di essere uomini. Incapaci di avere in mente altro, ci penseranno per tutta la vita, ne saranno ossessionati e oppressi. Me essi meritano il loro tormento, per aver cercato, avidi di insolubile, un tema torturante, un tema senza fine. L'uomo non darà loro un attimo di tregua, l'uomo ha ancora tanta strada da fare... E poiché avanza in virtù dell'illusione acquisita, potrebbe fermarsi solo se l'illusione si dissolvesse e sparisse; ma finché egli rimane complice del tempo essa è indistruttibile».
E.M. Cioran, La caduta nel tempo, Adelphi, Milano 1995
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