«A una disàmina esterna, tutta la ventennale soperchieria [fascista] è contraddistinta dai caratteri estremi della scempietà, della criminalità puerile, della mancanza di senso e di cultura storica: non diciamo del senso etico e religioso. Essa è una netta retrogressione da quel notevole punto di sviluppo a cui la umanità era giunta (in sullo spegnersi dell'epoca positivistica) verso una fase involutiva, bugiarda, nata da imparaticci, da frasi fatte, dalla abitudine di passioni sceniche, da un ateismo sostanziale che vuole inorpellarsi di una “spiritualità” e “religiosità” meramente verbali. Ora questa caratteristica denuncia precisamente che il pragma della banda e del capintesta è un pragma bassamente erotico, un basso prurito ossia una lubido di possesso, di comando, di esibizione, di cibo, di femine, di vestiti, di denaro, di terre, di comodità e di ozî: non sublimata da nessun movente etico-politico, da umanità o da carità vera, da nessun senso artistico e umanistico e men che meno da un intervento di indagine critica. Si trattava per lo più di gingilloni, di zuzzurulloni, di senza-mestiere dotati soltanto d'un prurito e d'un appetito che chiamavano virilità, che tentavano il corto-circuito della carriera attraverso la “politica”: intendendo per politica i loro diportamenti camorristici».
Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo, Garzanti, Milano 1967
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