mercoledì 17 febbraio 2010

La nostra commedia è tutta qui



«Sì, i servi sono la nostra vera continua autobiografia. Noi ridiamo dei loro vizi e difetti, dei loro guai e disastri, perché sono tutti nostri, li riconosciamo, e il ridere finisce per farceli vedere sotto una luce non soltanto accettabile, ma persino lusinghiera. Il riso assolve; e noi abbiamo bisogno di una ininterrotta assoluzione. La denuncia [...] ci inorgoglisce. La satira ci rende fieri, come se ci riconoscesse uno stato civile artistico, un diploma che ci sollevi dalla mediocrità e dal grigiore delle parti secondarie. Questo spiega il piacere che prova un italiano nel raccontarvi le sue avventure, spesso atroci, e spesso immorali. Quel che importa non è la conclusione morale, o sentimentale o filosofica, ma il fatto: che sia avvenuto e che risulti divertente. L'inferno italiano è popolato di maldestri peccatori che al rifiuto del concetto di colpa e di peccato uniscono la capacità di ridere dei guai in cui si trovano. E poiché il Diavolo laggiù è il padrone, ne deriva la necessità di imbrogliarlo. La nostra commedia è tutti qui».

Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, Rizzoli, Milano 1970 (pag. 103-4)

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