lunedì 15 febbraio 2010

Voglio fare l'ostetrico

«Voglio scordare [l'Italia]¹. Voglio scordare gli [italiani]². Avrei dovuto lasciarli perdere da un pezzo. Esibisci il pene in pubblico e, naturalmente, arriva la polizia... Ma, realmente, questo dura da troppo. Ho cercato di liberarmi da tutti gli impacci che mi tenevano prigioniero da ragazzo, ma a quarant'anni mi ritrovo più che mai incatenato. Basta, non scrivo più. Non ne posso più, dei loro rimbrotti, Ribellione, obbedienza - disciplina, dinamite - ingiunzioni, resistenza - accuse, discolpe - sfida, vergogna... no, è stato tutto un colossale errore, dal principio alla fine. Non è questo il posto che intendevo occupare nella vita. Voglio fare l'ostetrico. Chi ci litiga con un ostetrico? Persino l'ostetrico che ha aiutato [Capezzone]³ a nascere va a letto, alla sera, con la coscienza tranquilla. Prende quel che vien fuori, e tutti gli vogliono bene. Quando il neonato viene alla luce, nessuno si mette a gridare: "Quello non è un bambino! Lo chiami un bambino, quello?" No, qualunque cosa lui gli consegni, quelli se lo portano a casa. Gli sono grati per la sua assistenza. Immagina[te] quei bambini coperti di burro, con gli occhietti da cinesini, immagina[te] che effetto fa allo spirito vederli - e così ogni giorno - anziché scrivere altre due pagine di dubbio valore. Concepimento? Gestazione? Doglie? Affari della madre. Tu te ne lavi le mani, semplicemente. Vent'anni nelle alte sfere letterarie... non ne posso più. Viva l'allegria delle fogne. I liquami, le porcherie... la robaccia. Non più parole, solo la materia. Tutto ciò di cui la parola fa le veci. Il più basso dei generi: la vita stessa. Giusto, avrò cinquant'anni appena mi rigiro. Non più parole! In sala parto, su, prima che sia troppo tardi. A pesce nella Cloaca Massima, a sguazzare nel pattume».

Philip Roth, La lezione di anatomia, Bompiani, Milano 1986

¹Israele
²Gli ebrei

³Bugsy Siegel

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