A margine della nausea malviniana, come mio promemoria.
«La democrazia è relativistica, non assolutistica. Essa, come istituzione d'insieme e come potere che da essa promana, non ha fedi o valori assoluti da difendere, a eccezione di quelli sui quali essa stessa si basa: nei confronti dei principî democratici, la pratica democratica non può essere relativistica. La democrazia deve cioè credere in se stessa e non lasciar correre sulle questioni di principio, quelle che riguardano il rispetto dell'uguale dignità di tutti gli esseri umani e dei diritti che ne conseguono e il rispetto dell'uguale partecipazione alla vita politica e delle procedure relative. Ma al di là di questo nucleo, essa è relativistica nel senso preciso della parola, cioè nel senso che i fini e i valori sono da considerare relativi a coloro che li propugnano e, nella loro varietà, tutti ugualmente legittimi. Democrazia e verità assoluta, democrazia e dogma, sono incompatibili. La verità assoluta e il dogma valgono non nelle società democratiche, ma in quelle autocratiche».
Gustavo Zagrebelsky, Imparare la democrazia, Einaudi, Torino 2005 (pag. 15-16)
1 commento:
Per me ogni atto o concetto su questa terra è relativistico. E così lo sono anche gli altisonanti principi. Questo però non limita l'azione del relativismo, se pur essendo manifestazione del pensiero di una maggioranza, non opprime la minoranza. La minoranza, intesa non come espressione di partito d'opposizione ma come minoranza che non vuole la democrazia, non è oppressa per queste sue preferenze e le può liberamente manifestare (tranne alcune) ma non può attuarle come forma di governo alternativo.
Sui famosi principi universali, direi che c'è poco di assoluto, nemmeno la difesa della vita lo è, perchè se la tua è minacciata direttamente ti è concesso difenderti.
Forse solo nelle intenzioni migliori siamo in grado di esprimere nebulosamente degli assoluti concettuali, che poi malamente collassano una volta detti o applicati.
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