venerdì 12 marzo 2010

Come dolce mirto (il riso degli angeli)



«Se i grandi della terra potessero tuonare quanto Giove in persona, Giove non avrebbe più un momento di pace, perché ogni piccolo ministro, per quanto insignificante, userebbe il suo cielo per i tuoni: e altro non vi sarebbe che tuoni! O cielo misericordioso, tu pure con il tuo fulmine aspro e sulfureo schianti la quercia nodosa e incrollabile e risparmi il dolce mirto. Ma l'uomo, nella sua superbia, indossata ch'egli abbia una breve autorità, tanto più ignaro proprio di quel che più crede di sapere - e cioè qual sia la natura del suo vitreo, fragile spirito - simile a una scimmia infuriata, compie al cospetto del sommo cielo di tali mirifici gesti da far piangere gli angeli, i quali, se avessero la nostra milza, morirebbero dal ridere».

William Shakespeare, Misura per misura, BUR, Milano 1988 (trad. Gabriele Baldini).

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