lunedì 13 luglio 2015

«Una volta gli ultimatum si davano al nemico»

«Fanno nero i ristoranti, i panettieri e i gelatai. Fanno nero i negozi di souvenir e persino i supermercati che pure hanno il registratore di cassa (per legge), ma poi il conto lo fanno su una calcolatrice a parte. di Simone Filippetti - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/EoaRoI»
Fanno nero anche i Greci. E tuttavia, se il Sole 24 Ore, dopo il periplo di alcune isole greche, inviasse il Filippetti a farsi un giretto da Caorle a Santa Maria di Leuca, poi giù, golfo di Taranto, Calabria, Sicilia, un salto in Sardegna, e quindi tutto il Tirreno sino a Ventimiglia: giusto per vedere quanti scontrini ottiene per il parcheggio, l'ombrellone, il bar sulla spiaggia. E poi, il Filippetti moltiplichi tutto questo nero «per l'intera stagione vacanziera». Scoprirà facilmente che, come in Grecia, anche in Italia
«Sono decine di milioni di euro di sommerso a estate; probabilmente centinaia di milioni di nero. Ogni anno».
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Una consistente parte della classe media greca, per timore di perdere i propri risparmi, è presa dal frenetico acquisto di beni durevoli come gioielli, auto ed elettrodomestici (lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, televisori, compùteri).
Tutto ciò è comprensibile: per amor patrio, raccomanderei loro di far attenzione a non comprare made in Germany.

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«Una volta gli ultimatum si davano al nemico». Brava Adriana.

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Arriva un punto nella storia che, coi comandanti tedeschi, l'unico dialogo possibile è questo:

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E comunque i comandanti tedeschi fanno i duri perché sono deboli: hanno paura anch'essi di perdere la fiducia nei mercati per salvare l'ingente debito che, sinora, sono riusciti e riescono a vendere a tassi d'interessi pari a o sotto zero.
«L'austerità nel senso delle politiche ufficiali di governo, cioè come percorso di risanamento dei conti pubblici, è un miraggio. L'indebitamento non può essere fermato, perché agli Stati non rimane altra scelta se non quella di pompare sempre di nuovo decine di miliardi nel sistema bancario e finanziario allo scopo di ritardarne il più a lungo possibile il collasso, altrimenti le conseguenze sarebbero catastrofiche. Questi miliardi però non possono venire da una reale creazione di valore, ma solo da una nuova anticipazione di valore futuro. Pertanto, gli Stati devono fare ogni sforzo per preservare la loro credibilità nei confronti dei mercati finanziari ed agire come fossero in grado di consolidare i loro bilanci a lungo termine. Proprio questo è quello che stanno cercando di dimostrare attraverso una brutale politica di austerità per tutti quei settori della società che dal punto di vista del capitale fittizio sono considerati come pura zavorra: lo stato sociale, i servizi pubblici, l'istruzione, eccetera.» Ernst Lohoff e Norbert Trenkle, La crisi del capitale fittizio, 2012, in Terremoto nel mercato mondiale, Mimesis, Milano-Udine 2014

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

il computer "bene durevole"?

...la fine del mondo è davvero (putativamente) vicina. poveracci.

Luca Massaro ha detto...

i Fuck :-þ

Ricordo con nostalgia i bei tempi in cui presi un prestito d'onore universitario (d'onore perché gli interessi me li pagava l'MPS) da 5 (dico cinque) miglioni di lire che usai per comprarci, appunto, la torre Power Mac e un monitor Apple presso un rivenditore autorizzato senese della contrada della Fava (il quale mi prestò persino un carretto a due ruote per portare i due scatoloni alla macchina parcheggiata in uno dei garagi fuoriporta) - e lo scontrino fu: 5.000.000 di lire... durati un tre, quattr'anni e poi, ti saluto discarica.