giovedì 30 giugno 2016

Bio triste

Sono così triste, ma così triste che, per passare il tempo, ho comprato una lavatrice di nuova generazione, di quelle che lavano via la tristezza, c'è un programma apposta, come per le mutande (forse la tristezza è dentro le mutande). Il problema sarà dopo, quando la tristezza sarà lavata dovrà essere appesa ad asciugare: infatti, se i panni sporchi si lavano in famiglia, quelli puliti li devi stendere al sole e al vento, di modo che chi passerà a un dipresso poserà inevitabilmente lo sguardo sulla tristezza altrui, come se ci fossero palle appese, il Natale che si avvicina - la fine di giugno mi rende triste perché le ore della notte riguadagnano terreno -, ma soprattutto si corre il rischio che la propria tristezza, così timida e spontanea, sia scambiata per presunzione, per ingratitudine, per vezzo.

Vezzo un cazzo. La vita è un orpello dell'universo, il principio antropico non mi convince, troppo spreco di materia sarebbe occorso per metterci in scena a recitare le nostre esistenze recalcitranti, dalla fatica di nascere, all'insensatezza del morire (io credo risorgerò, questo corpo vedrà Salvatore Aranzulla). Ecco qua, scherzavo: non sono più triste, car je suis con.

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

la più grande conquista storica per le donne (con la pillola)

Marino Voglio ha detto...

e, gnente: comincia, cresce, e cresce e cresce.

e finisce in francese.

...vvvfffffffffffffffffn...