lunedì 28 novembre 2016

Fine del brodo

Epilogo

Sono un fiasco come scrittore (!) perché ogni sviluppo mi rimane imbottigliato. Io tento di stapparlo per mescerlo, ma niente, non esce niente, solo due gocce. Soliti problemi di minzione letteraria. Le storie mi sfuggono. I fantasmi non mi vogliono bene, le creature, non essendo un vero creatore, non si rendono da me indipendenti, come quel babbeo di Adamo o quello scaltro di ciocco di legno. 
E così ti abbandono, caro brodo di giuggiole. A cosa serve allungarti? Tanto prima o poi il poeta pubblicherà – a pagamento - un libro di odi da urlo munchiano, che stenderanno di sbadigli e madonne secche gli sprovveduti membri di un'associazione culturale dell'età libera accorsi alla presentazione dello stesso; conoscerà un membro del Rotary locale che gli sarà mentore presso qualche accademia di provincia, e – dipoi – sarà presentato a qualche politico boss locale, a un banchiere, al maresciallo dei carabinieri, al capitano della forestale, alla professoressa di filosofia del vicino liceo, a un prete che però declinerà l'invito alla soirée perché un'ode è dedicata al pelo, a un paio giornalisti di cronaca locale che pubblicheranno un articoletto su misura che sarà letto dai clienti pensionati del bar sport che, al costo di un caffè, spulciano i giornali tutto il giorno per compiacersi di non essere tra gli annunci mortuari. Da cosa nasce cosa. E il poeta crederà di essere poeta, non avrà bisogno di altre certificazioni. La compagna lo accompagnerà trasformando definitivamente la schiavitù in una missione, e la figlia crescerà, diventerà bella, manderà affanculo padre madre e spirito poetico, e prenderà le vie del mondo, sarà lei a decidere quali, purché siano infinite, meno letterarie, più facete.


E il giovane messo comunale? Lasciamolo a bagnomaria.

9 commenti:

Rachel ha detto...

https://youtu.be/5GZXYpUO0xA

Marino Voglio ha detto...

amen

(nun so più come dittelo: devi parti' dar cattivo, o armeno dar baritono che nunvole. sennò è inutile)

Anonimo ha detto...

E che ca.....proprio adesso che si stava facendo intrigante ci lascia a bagnomaria col messo tra i piedi? Sarà l'aria mefitica del referendum, passata, le tornerà l'estro, di poeti da strapazzo ce n'è a iosa.

siu ha detto...

Anche i messi ponno fa' poesia, se nun stanno tropp'abbagnomaria. Augh!

sam ha detto...

Caro Luca, è un commiato o una svolta? L'"io" scrittore (seppure inadatto) marca decisa una distanza dal "lui" poeta da strapazzo. Lo salta di pari passo per correre dietro alla sottana della figlia.

Luca Massaro ha detto...

@ Rachel
È declinabile anche al femminile?

@ Marino
È vero: ma nun me riesce disegnà i cattivi

@ Anomimo
Mi spiace dispiacerla, il referendum c'entra poco, forse le ore da concedere a un filo che in questo momento ho bisogno di interrompere

@ Siu
Speriamo di asciugarlo presto

@ Sam
Che piacere trovarti qui. Nel merito: non so risponderti, dipende se mi m'imbatterò in qualche nuova pista da esplorare. La tua ipotesi è comunque allettante.
E sappi che aspetto il tuo blog, in diretta da N.Y.

CalMaFdd ha detto...

Anche "Leggere la muffa" è rimasta lì appesa dopo... quanti?, tre... quattro morsi d'assaggio?. Peccato.

Luca Massaro ha detto...

Grazie mio caro CalMadFdd, accolgo il tuo sprone. Appena posso, mi rimuffo.

Rachel ha detto...

"Eh, lallero..." è così com'è, non si declina. È un modo di dire,credo,solo romano.