Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t'attende dalla sera in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto. Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all'avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi: altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s'addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell'oscurità. Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende...) Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. Eugenio Montale, Le occasioni | Hai dimenticato date, cose, facce: le hai lasciate chissà dove, là rimangono come tue tracce. Prova del nove? Non sono morte, riposano. Impilate negli scaffali dell’oblio, fanno un solo faldone e non osano, ciascuna fascicolata nel suo addio, e mute, immobili, stanno trafitte da uno spillo, ma a sfiorarle danno un trillo, e quello ti risuona dentro. Robe vive. Non rotte perse, ma possibili derive, e non avresti mai creduto, vero? Ricrediti: non sono morte. Tutto nell’orma, intero, è il passo fatto e la sua sorte. Così con "La casa dei doganieri", che andava letta in altro modo, forse. Era fra le cose pensate morte, viva d’un giorno che fu l’altrieri. Ripristino un pristino Montale, sulla traccia ritrovata dell'originale. Luigi Castaldi, Un'occasione |
giovedì 25 novembre 2010
Malvino's version
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