La rabbia che non sai come far uscire dal tuo corpo, ovvero dalla tua mente, può essere incanalata nella scrittura. La scrittura come catarsi, come catarro che esce da dentro e che sputi fuori, non dico per terra ch'è cosa maleducata, ma sul foglio, ovvero sullo schermo.
Sputasentenze che non è altro, il blogger ha bisogno di bonificare la malaria che serpeggia nella sua mente (nel suo corpo): è quando i suoi pensieri scorrono ch'egli si sente felice, come quando uno si mette davanti a un fiume che scorre lento e ne ascolta la musica. Cinguettii di allodole accompagnano lo spegnersi della sua eccitazione. Prima, egli era pronto a prendere a morsi uno qualsiasi degli stronzi che comandano e fottono il mondo e, dopo, invece, dopo aver scritto, dopo aver sputato, si sente così rappacificato, così soddisfatto che le sue cellule abbiano avuto modo di esprimere un barlume del suo esserci.
Soddisfazione grama, va bene. Ogni tanto sarebbe preferibile potere qualcosa, anziché niente. Eppure, in tutta questa impotenza, sentire partecipazione alla vita che passa è la cosa che più gli preme: la sconfitta dell'angoscia, la solitudine che non pesa, anzi. E le mani sulla tastiera come ad accarezzare fuori di sé tutto ciò che lo riporta al centro. L'amore in un rettangolo bianco è difficile da spiegare, soprattutto se è rivolto a se stessi. E io mi voglio bene stasera, tanto, e vorrei che anche per voi fosse la stessa cosa, anche se lo specchio, anche se gli occhi di chi avete davanti dicono il contrario.
2 commenti:
grazie per questa madeleine
prego. È che sono stato dal barbiere anch'io ;-)
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