Tengo un blog da alcuni anni, quasi sette. Ho pensato e detto molte cose che non ho preso la briga di rileggere, ché ancora non è tempo di tornare indietro nel tempo. Molti pensieri fuori di me con la pretesa che siano un prolungamento di quello che veramente (veramente?) sono.
Ho scritto per vincere il silenzio, no, vincere no, non c'è da vincere niente, solo uscire dalla porta del sé e bussare alle porte di altri sé che, o meraviglia, hanno avuto e hanno la compiacenza di passare di qua a vedere che aria tira.
Un'aria strana, confusa, come di uno che ha perso il filo del discorso e tuttavia si ostina a non tagliarlo, perché sente che esso lo tiene legato al mondo, al vento, alla vita.
È che, tutt'a un tratto, una parte cospicua di me, che sgomitolava tale filo a poco a poco, ha fatto rotolare il gomitolo giù fuor di finestra - e il gomitolo è la testa.
Sono - m'illudo - caduto coi piedi in terra. Le gambe tremano, insicure di iniziare il cammino. Avrò metà cosa da raccontare ma forse saranno di più.
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