Alberto Asor Rosa ci regala, oggi (a pagamento) dalle pagine culturali di la Repubblica (R2), un'entusiastica presentazione del saggio di Gian Carlo Ferretti e Giulia Iannuzzi, Storie di uomini e libri. L'editoria letteraria italiana attraverso le sue collane, minimum fax editore (libro che cercherò presto di procurarmi).
Nel far ciò, Asor Rosa concede gustosi passaggi di autobiografia letteraria, raccontandoci che, sedicenne, nel 1949, spendeva la sua “paghetta” settimanale di cento lire acquistando volumi dei Canti leopardiani e le Ultime lettere di Jacopo Ortis pubblicati della leggendaria BUR, collana appunto nata nel dopoguerra.
«Furono acquistati alla fine della prima liceo (per l'influenza anticipatrice di un antiquato ma eccellente professore d'italiano) e letti nel corso dell'estate successiva - non vorrei esagerare in un'apologia romanticheggiante, - sotto gli ulivi materno paese contadino di Artena. Sono, constato, fittamente sottolineati. Anche questo può sembrare un'esagerazione: ma nessuno dimentica come e dove ha cominciato (qualsiasi cosa, s'intende, ma figuriamoci Foscolo e Leopardi!).»
Asor Rosa ricorda poi il ruolo importantissimo che ebbero per la sua formazione di letterato altre collane, ad esempio i Gettoni Einaudi curati da Elio Vittorini. Non pago di ciò, egli - «per chiudere il discorso» - chiama in causa «due altri esempi, che la pur ricca scelta di Storie di uomini e libri non contempla, il primo di un lontano passato, l'altro ancora presente».
A noi, cioè: a me, interessa soltanto riportare il secondo perché con esso si nota come, per il chiarissimo professore, sia (da anni) cambiata la modalità di ottenimento dei preziosi libri da sottolineare fittamente.
«Il secondo e ultimo esempio riguarda i Millenni einaudiani - bellissima veste, straordinarie curatele, piuttosto cari - i quali rimettono in circolazione, con eccessiva, secondo me, parsimoniosità editoriale, testi rari oppure non mai modernamente ristampati. Chi li riceve (gratis) dall'editore ne trae indubbiamente un grandissimo giovamento.»
E constato che Asor Rosa, come paghetta per un eventuale caro nipote, ha l'opportunità di dargli i Cento anni in luogo dei cento Euro.
4 commenti:
ma la cultura come la moda non era diventata interclassista?
M'è venuto in mente Cent'anni di solitudine, ma credo che a Sora Rosa ne abbia di meno.
Ecco l'articolo intero:
http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3757028
Grazie Giulio.
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