Ho un'età in cui,
date le velleità, avrei dovuto già scrivere un libro. Non l'ho
scritto, ho scritto soltanto cose sparse, senza costrutto, massimamente
raccolte qui. Non trattengo storie, eccolo il difetto, subito le
poche che appaiono le espello. L'impegno è tutto volto a scrivere la
vita, e non so a che punto sono, ancora in forma di brutta copia
senza speranza di bozze. Sono un abbozzato. Dico dico dico e non
faccio un cazzo, mi lascio agire più che ciak azione. Ah, l'azione,
ah, la volontà, ah, la potenza: mi ci vuole un dizionario dei
contrari per descrivermi. E quindi resto fermo, incollato al presente
tanto che a muovermi mi strappo i peli di dosso – e se amassi
essere glabro potrebbe anche starmi bene, invece no, ho a cuore il
mio scarso vello.
Potrei disfarmi, ma
non saprei donde cominciare. Pensavo alla varechina; ma poi, mentre
pulivo il lavandino coi guanti, vedendo un capello frammisto a
schiuma scendere nel gorgo dello scarico, ho pensato che, in fondo,
da anni, come tutti più o meno, salvo i più ottusi, mi sono
disfatto e fatto tante volte, magari a mia insaputa, e quello che ora
penso è normale non lo pensassi prima, i pensieri non sono cellule
che seguono il programma prestabilito dal codice genetico – i
pensieri seguono altri condizionamenti, a volte dandosi pensiero di
non seguirli più. E non è facile. La realtà si presenta spesso
sotto forma di macigno e di salita. Spingitori di macigni in discesa su
Rieducational Channel.
Una cosa è chiara:
non sono figlio di quel bambino che ero, così carino sino ai dieci,
tanto che a mia madre, quando con lei andavo a fare la spesa nelle
botteghe alimentari, macellaio compreso, le dicevano: «Pare una
bambina». Toccami il pisello
così vedi se paio, ’sto paio di palle rispondendo, mentre
l'inconscio cresceva.
Poi
spuntarono i peli e uscì la prima goccia: ero sul water e davanti
c'era l'oblò tondo della lavatrice. Effetto specchio: pisello mano
goccia, riflessi in luogo del
bucato. Escher l'ho capito
così. E la storia prese
inizio alla ricerca dell'anima che mi ricomponesse, presentendo sin
da subito che ero mezzo. In mezzo a una specie di strada. E
cercai, e trovai, e persi, e stetti in stallo. E finalmente avvenne
una sorta di ricongiunzione. Ho detto sorta perché bisogna crescere
e mi qui taccio. Il pomeriggio è lungo, la sera pure. Dicono sia
un'estate fatta
apposta per i velleitari.
2 commenti:
Post bellissimo, quasi mi dispiace dover lasciare questo commento. Ma è per dire che ci siamo rotti il cazzo dei blogger che scrivono libri: chi ti vuole bene e ama la tua scrittura - uno di quelli, io - ti ringrazia per non aver ceduto all'infinita volgarità di usare il blog come una palestra.
Grazie di cuore.
P.S.
Casomai mi cercasse Calasso, avrò cura di farmi dare uno pseudonimo su misura.
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