Non so, forse ho sbagliato a suonare il campanello: ha risposto un signore che gridava di essere lasciato in pace con il suo dolore perché aveva finito le lacrime, la morfina, la disperazione e proprio in quel momento aveva deciso di buttarsi di sotto dal terzo piano, un volo sufficiente per prendere aria e ridere mezzo secondo della vita vissuta.
«È contento, adesso, che sono ancora vivo?»
«Non dia a me la colpa di essere vivo. Perché non l'ha fatto?»
«Pensavo fosse mia figlia, di rientro da Siviglia, coi suoi venti gradi fissi d'inverno e un cielo che trasforma la tristezza in desiderio».
«Mi dispiace che lei soffra così tanto. E mi scuso di averla disturbata».
«No, non disturbato. Distratto: semplicemente distratto. Ero così concentrato sull'idea di morire che non pensavo ad altro e forse questo è il modo peggiore di farla finita».
«Forse è la natura stessa del suicidio a richiedere tale assoluta determinazione».
«Sì, ma io detesto che il pensiero diventi schiavo di qualcosa, foss'anche l'assoluto»
«Allora perché mi ha chiesto, con tono risentito, se ero contento che fosse ancora vivo?»
«Perché pensavo che lei fosse stato mandato da qualcuno, affinché mi distraessi e perdessi la concentrazione che con tanta fatica ero riuscito a ottenere».
«Si sbaglia: io cercavo la signora Carmen, donna matura, formosissima, calda, affascinante, completa, con una voglia che non passa».
«Ma è mia moglie, solo che è andata a far la spesa: sa, con questo corona, ci mancava la farina, la farina che è sempre bene avere in casa».
3 commenti:
che bella infarinata, bravo
che disdetta: la vedova carmen sarebbe (stata) un gran conforto per l'umanità.
anche la figlia che sta a siviglia
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