Quadretto in cui s'accapiglia
quel gesto che svelò la dimora
che sciolse domina da signora
afflato dove il volto si scompiglia.
Disamore rotola e cade, masso
pesante giù per la strada, ma cartelli
non ce n'erano ad avvisare il passo
malcerto e stanco su per Montélleri.
Ovvio e sicuro l'ansimare lasso
che sfigura contorni e dona orpelli
allo sguardo che dal raggio più basso
va alla costellazione dei Gemelli.
Dimostrerò recrudescenza
ma non piccarmi o far bizze:
solo per rigore; ed un'essenza
esalerà tra fumi e stizze.
Staccarsi da un'altra placenta
è naufragio, è smarrimento:
sentire che si ripresenta
il trauma dello svezzamento.
È vero, ti amo, ti stringo, mi
struggo e soffro, oh se soffro
e non va né su né giù, qui
nella gola rimane il groppo.
Ora la nostra variegata età
mostra il sentiero a chi non sa;
e chi sa avverte trista pietà
diminuzione dell'ansietà.
Non più il percorso è percorribile:
ricominciare daccapo, stesso
impegno, stessa dedizione; lo scibile
umano va ripetutamente commesso.
Dal ventre, dalla fronte, dal polpaccio
ricomincia la strada: scarpe nuove.
Sperare che là oltre i vetri piova,
non fare per fare, disfare e mi faccio.
Torna presto, musa, tra le mie mani:
torna cartina geografica
torna sole, balsamo degli umani,
sapore, odore, tocco la tua.
1991
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