«Una mattina, un giovane che sembrava quasi un ragazzo entrò in una libreria e chiese di essere presentato al padrone. Fecero come desiderava. Il libraio, un vecchio dall'aspetto venerando, fissò severamente il giovane un po' intimidito, in piedi davanti a lui, e lo invitò a parlare. «Voglio fare il libraio,» disse il giovane principiante «ne ho un grande desiderio e non so cosa potrebbe trattenermi dal mettere in atto il mio proposito. Da sempre ho concepito il commercio librario come qualcosa di affascinante, e non capisco perché io debba ancora struggermi lontano da questa bella e piacevole cosa. Vede, signore, mi pare di essere, così come le sto ora davanti, straordinariamente adatto a vendere i libri del suo negozio, a venderne tanti quanti lei può desiderare. Sono un venditore nato: garbato, svelto, cortese, sollecito, sbrigativo, deciso, calcolatore, attento, onesto, però non onesto fino alla stupidità come posso far sembrare. Sono capace di ridurre i prezzi quando mi trovo davanti un povero diavolo di studente, e di tirarli su per fare un favore ai ricconi, dei quali devo supporre che qualche volta non sappiano cosa farsene del loro denaro. Per quanto sia ancora giovane credo di avere una certa conoscenza degli uomini, e inoltre io amo gli uomini, per quanto disparati possano essere; così non metterò mai la conoscenza che ho di loro al servizio di un guadagno illecito, ma tanto meno mi verrà in mente di danneggiare il suo stimato negozio per un eccessivo riguardo verso certi poveri diavoli. In una parola: il mio amore per gli uomini si terrà in bell'equilibrio, sulla bilancia della vendita, con la ragione commerciale, che è altrettanto necessaria per la vita quanto un'anima piena di amore: manterrò la giusta misura, glielo assicuro fin d'ora».
venerdì 13 marzo 2009
Un venditore principiante
«Una mattina, un giovane che sembrava quasi un ragazzo entrò in una libreria e chiese di essere presentato al padrone. Fecero come desiderava. Il libraio, un vecchio dall'aspetto venerando, fissò severamente il giovane un po' intimidito, in piedi davanti a lui, e lo invitò a parlare. «Voglio fare il libraio,» disse il giovane principiante «ne ho un grande desiderio e non so cosa potrebbe trattenermi dal mettere in atto il mio proposito. Da sempre ho concepito il commercio librario come qualcosa di affascinante, e non capisco perché io debba ancora struggermi lontano da questa bella e piacevole cosa. Vede, signore, mi pare di essere, così come le sto ora davanti, straordinariamente adatto a vendere i libri del suo negozio, a venderne tanti quanti lei può desiderare. Sono un venditore nato: garbato, svelto, cortese, sollecito, sbrigativo, deciso, calcolatore, attento, onesto, però non onesto fino alla stupidità come posso far sembrare. Sono capace di ridurre i prezzi quando mi trovo davanti un povero diavolo di studente, e di tirarli su per fare un favore ai ricconi, dei quali devo supporre che qualche volta non sappiano cosa farsene del loro denaro. Per quanto sia ancora giovane credo di avere una certa conoscenza degli uomini, e inoltre io amo gli uomini, per quanto disparati possano essere; così non metterò mai la conoscenza che ho di loro al servizio di un guadagno illecito, ma tanto meno mi verrà in mente di danneggiare il suo stimato negozio per un eccessivo riguardo verso certi poveri diavoli. In una parola: il mio amore per gli uomini si terrà in bell'equilibrio, sulla bilancia della vendita, con la ragione commerciale, che è altrettanto necessaria per la vita quanto un'anima piena di amore: manterrò la giusta misura, glielo assicuro fin d'ora».
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