giovedì 12 marzo 2009

Farsi un pianto



Stasera ho voglia di piangere. Non per un fatto personale, ma per una ragione sociale. Politica. Storica. Filosofica, forse. Piangere come gesto rivoluzionario, come risposta alle vicissitudini politiche, sociali, storiche e filosofiche dell'Italia. Bisognerebbe imporsi il pianto, come costume. Assumere delle prefiche e sguinzagliarle ogni volta che parla Berlusconi, ogni volta che parla il Papa, ogni volta che si gioca una partita di calcio o danno un programma pseudo-comico alla tv. Piangere, farsi un pianto. E coi nostri lacrimoni-lenzuola stendere un velo pietoso sopra lo sfacelo italiano. Addormentare la patria. Addormentarsi tutti e continuare a piangere se al risveglio ci si accorge che questo incubo (sociale, politico, storico, filosofico) lo stiamo vivendo.

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