Stasera ho voglia di piangere. Non per un fatto personale, ma per una ragione sociale. Politica. Storica. Filosofica, forse. Piangere come gesto rivoluzionario, come risposta alle vicissitudini politiche, sociali, storiche e filosofiche dell'Italia. Bisognerebbe imporsi il pianto, come costume. Assumere delle prefiche e sguinzagliarle ogni volta che parla Berlusconi, ogni volta che parla il Papa, ogni volta che si gioca una partita di calcio o danno un programma pseudo-comico alla tv. Piangere, farsi un pianto. E coi nostri lacrimoni-lenzuola stendere un velo pietoso sopra lo sfacelo italiano. Addormentare la patria. Addormentarsi tutti e continuare a piangere se al risveglio ci si accorge che questo incubo (sociale, politico, storico, filosofico) lo stiamo vivendo.
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