mercoledì 15 aprile 2009

Tempo e spazio

La lettura di questo post notevole di Iliade XXIII su Filosofi e terremoti, mi ha riportato alla mente questo passaggio tratto da un libro che, ogni volta che lo leggo, sento crescere l'ammirazione, la soddisfazione e la gratitudine verso qualcuno che abbia potuto scrivere un simile capolavoro.

«Per Sebastian il tempo non era mai il 1914 o il 1920 o il 1936 - era sempre l'anno 1. Per lui i titoli dei giornali, le teorie politiche, le idee di moda non significavano più di quanto significasse la garrula nota stampata (in tre lingue, e con errori almeno in due) sull'involucro di una saponetta o di un dentifricio. La schiuma poteva anche essere densa e la scritta convincente - ma tutto finiva lì. Capiva perfettamente quei pensatori sensibili e intelligenti che non riuscivano a dormire a causa di un terremoto in Cina; ma, essendo l’uomo che era, non sapeva spiegarsi perché quelle medesime persone non provassero esattamente lo stesso spasimo di dolore e di ribellione al pensiero di calamità simili accadute tanti anni prima quanti erano i chilometri che le separavano dalla Cina. Tempo e spazio, per lui, erano misure della stessa eternità».

Vladimir Nabokov, La vera vita di Sebastian Knight, Adelphi, Milano 1992 (pag. 76)

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