E Iob parla e dice
Fino a quando mi darete dolore
Tormentandomi con le parole?
Mi avete offeso ripetutamente
Mi frastornate senza pudore
Fosse anche vero che ho peccato
Sarebbe cosa mia il mio peccato
Ma voi che m'insultate
Rinfacciandomi la mia vergogna
Sappiate
È Dio che pecca contro di me
E mi soffoca nella sua rete
VIOLENZA io grido
E nessuno risponde
Io imploro una giustizia che non c'è
La sua mano mi sbarra la strada
Perché non passi
Fa nei miei vicoli il buio
Di ogni mia gloria mi ha spogliato
Dalla testa mi ha tolto la corona
Pezzo per pezzo mi demolisce io muoio
La mia speranza come un albero
Ha sradicato
Contro di me si è acceso il suo furore
Mi tratta come suo nemico
Le sue falangi mi piombano addosso
Lungo linee fissate per colpirmi
E bivaccano intorno alla mia tenda
I fratelli mi ha allontanato
Dai congiunti mi ha separato
I miei amici mi hanno lasciato
I miei cari dimenticato
Per gli ospiti della mia casa
Per le mie serve un ignoto sono
Ai loro occhi diventato
Straniero
Grido al mio servo la mia bocca lo implora
Ma non risponde
Il mio fiato ripugna alla mia donna
Il mio fetore ai figlio del mio ventre
Anche i bambini mi schifano
Se cerco tirarmi su
Mi gettano contro le loro parole
La gente mia più fidata mi aborre
I più amati da me li ho contro
Nella mia pelle la carne marcisce
Carne e ossa li tengo coi denti
O miei amici pietà di me
Colpito dalla mano di Eloàh
Perché mi date anche voi la caccia
Come Dio?
Della mia carne non siete pieni ancora?
Vorrei fossero scritte le mie parole
Incise nel bronzo le vorrei
Con un bulino di ferro nel piombo
E nella pietra per sempre scolpite
Chi mi difende è forte io so
E l'Ultimo oltre la polvere sta
E dietro la mia pelle strappata
Vedo con la mia carne Dio
E proprio io lo vedo
I miei occhi lo vedono e altri no
I reni mi si squagliano nel ventre
Quando voi dite che mi perseguitate
Perché in me è la radice del mio male
Guardatevi dalla faccia della spada
Perché chi vendica le colpe ha una spada
Saprete che c'è Shaddai
Il Libro di Giobbe, a cura di Guido Ceronetti, Adelphi, Milano, 1972
Può anche Berlusconi parlar così di sé?
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