lunedì 4 gennaio 2010

Doppio cervello

«La scienza sempre più, - col gettare il sospetto su fonti di consolazione come la metafisica, la religione e l'arte, - toglie gioia: quella grandissima fonte di piacere, alla quale gli uomini devono quasi tutta la loro umanità, si impoverisce. Perciò una cultura superiore deve dare all'uomo un doppio cervello, qualcosa come due camere cerebrali, una per sentirci la scienza, un'altra per sentirci la non scienza».

Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, Adelphi, Milano.

Riporto questa citazione nietzschiana per confrontarla con quanto scrive Leonardo a proposito del terrorista nigeriano bloccato fortunatamente prima che potesse far saltare in aria l'aereo.
Non credo che Nietzsche abbia ragione. O meglio: non può averla dato che l'uomo ha da sempre avuto un doppio cervello. Il problema è semmai sfatare il mito che la scienza, la razionalità, la riflessione - tout court: il pensare non consolino l'umanità e la impoveriscano; il problema da risolvere è come gettare un ponte stabile¹ tra i due cervelli, in modo che essi comunichino e non si facciano paura a vicenda. Giacché quando il doppio cervello funziona all'unisono è più facile inciampare nella verità di questo mondo: cadere, toccare terra, alzare lo sguardo al cielo, respirare aria, non il contrario.

¹Spero che Paolo conforti questa ipotesi...

1 commento:

paopasc ha detto...

In realtà il doppio cervello esiste, o meglio, la doppia coscienza.
Da quando possiede questa doppia coscienza l'uomo non si è accontentato di cercare, come fanno gli altri organismi, la verità con il movimento dell'atto, di palparla con la mano, di rigarla con l'unghia, di calpestarla con lo zoccolo. Egli, in virtù di un nuovo strumento, vuol capire anche la verità che non si tocca.
E' solo dei miopi intendere che unicamente un sistema di indagine sia più adatto degli altri, in questo nuovo mondo così fantasmagorico ma simile a quello fisico.
E chiediamoci, come dovevano sembrare i primi 'parlatori' agli occhi dei loro simili 'muti', se non dei tristi e incomprensibili figuri, persi dietro le loro fumosità.
Ora, se qualcuno venisse e dicesse: vorrei spiegarvi Dio con la scienza, noi che diremmo?
-Parla nei giorni di vento, che delle tue parole non rimanga traccia?-