lunedì 2 giugno 2014

Little by little


Little by little the idea of the true way returned to me.
I was touched by your care,
reduced to fawning excuses.

Poco a poco l'idea della vera via mi risovvenne.
Fui toccato dalla tua attenzione,
ridotto a scuse adulatrici.

John Ashbery, Wakefulness [Stato di veglia], 1998, in Un mondo che non può essere migliore, Luca Sossella editore, Roma 2008


Non è facile gestire la tristezza, soprattutto quando ti assale in momenti che meno te lo aspetti, sei lì che cammini nel sole e nel verde, senza nemmeno una mosca a romperti le palle. E invece eccola, proprio quando la tua mente stava rimettendo in fila gli accadimenti politici dell'ultimo semestre (e se tristezza viene non è certo dovuto al ricordo di Enrico Letta): la fila si sganghera, le labbra si stringono, gli occhi si inumidiscono senza un preciso perché. Le mani sono le uniche a capire la situazione: presto frugano nelle tasche alla ricerca di uno dei pochi fazzoletti rimasti: c'è da tamponare una lacrima e il naso da liberare. Soffiarselo già porta sollievo e la considerazione che piangere concilia il sono, nel senso dell'essere.

Una volta scaricata in muco e lacrime, la tristezza evapora e ritorna nel circolo della malinconia. Quella nuvola bianca improvvisa nell'azzurro del cielo mi ricorda qualcosa infatti, qualcosa che ora non c'è più.

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