sabato 14 settembre 2019

Dello sfinimento

Egon Schiele, Composition with Three Male Nudes, 1910, Leopold Museum, Vienna

Sfinirsi: andare aldilà della fine, disfatto o fatto finito, perché preso da sfinimento. Cosa vedi oltre la linea che traccia la fine? La sfinitezza? O l'infinità moltiplicata per zero? Senza punto di riferimento sentirsi sfinito, gettato là nello spazio più vuoto del vuoto, roteando come un'astronauta che si stacca dalla base spaziale e si allontana verso un punto perduto laggiù. E, infine, come in una pausa infinita che finisce, riprendere quota in vista di un vuoto maggiore del vuoto più vuoto, fino alle fine, a sfinirsi di vita che, meno male, non è infinita - solo sfinita, soprattutto quella delle ore vissute perché altrimenti non sarebbe concesso il vivere, solo il finire, tra massi di spazzatura che straborda nelle vie delle città. Una vita sfinita, a frinire, a brusire, a dirugginire, a dire: fine, mentre scorrono i titoli di coda. 

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