sabato 13 luglio 2024

Era luglio

Era luglio, diciamo la metà, 
e tu di me non avesti pietà 
anche perché non era il caso
averla, avevo tutto, reddito di esistenza
compreso, nel senso che vivevo ancora
sotto il tetto dei miei genitori.
Sicché non mi lasciasti a piedi
anzi, mi lasciasti a piedi 
perché feci un sorpasso con la tua macchina
nuova: tu avesti paura, cominciasti
a urlare: - Scendi e torna a casa
a piedi! Ma io mica scemo:
camminai sì un chilometro
e arrivai giusto in tempo a prendere 
il primo treno per la Svizzera:
avevo bisogno di attraversare il Sempione
per non attaccare Briga.

Il fatto che non capivi le mie battute
la diceva lunga di quanto ero innamorato
di te, ragionera che sapeva fare i conti
sui miei polpacci inadeguati
per diventare un ciclista in fuga.
Tentai la marcialonga a Moena
e arrivai terzultimo per non toccare il fondo.

Avevamo tempo di chiedere alla vita
senza pretendere risposta. Ricordi
il taccuino condiviso? Voglio una casa con
una terrazza che guarda un campo
di papaveri, scrivesti; io invece voglio
stare ancora sdraiato con te
su questo campo finché
le stelle non si accendono
le palpebre si chiudono
e le anime iniziano a volare.

Tenni gli occhi chiusi troppo a lungo:
infatti, quando li riaprii, la tua anima
era già andata via.

Era luglio, diciamo la metà.

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