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giovedì 5 novembre 2020

Schiaffi

Non ho più fiato letterario, connessione scolastica, ho perso il polso e le dita (con il palmo) cadono di conseguenza. Non esigo, quindi sbrigo relativamente con poco la prassi, senza impelagarmi in pelaghi dove il pelagianesimo impera. Lascio agli sfacciati il tempo di metterci la faccia, tanto non sarà mai colpita dai muti schiaffi della consapevolezza. A proposito di schiaffi: ci sarebbe fortemente da richiedere il ripristino dei finestrini apribili sui treni e sugli autobus; dacché pregressi protocolli di sicurezza imposero di chiuderli, adesso, le nuove disposizioni dovrebbero prevedere di aprirli, sia per dare aria ai sigillati mezzi di trasporto locale e non, ma, soprattutto, per dare schiaffi agli affacciati.

- Ma che parti sempre te? Sempre ni mezzo me lo trovo.




domenica 22 marzo 2020

Vogliono i colonnelli

Considerazioni a margine di due post: uno e due.

Voglio credere, voglio sperare che tutte queste decisioni emergenziali siano prese dai governanti come extrema ratio per la tutela e la salvaguardia sanitaria della popolazione, ma non credo che la maggioranza della popolazione che le subisce (queste decisioni), le senta come un ulteriore aggravio epidemico, come un indebolimento sostanziale del corpo democratico, e temo, invece, le viva come una naturale conseguenza perché "sai, sennò la gente non capisce", e applauda se una pattuglia delle forze dell'ordine arresta qualcuno che contravviene alla regola (per esempio: uno da solo che cammina o corre per strada).

Io, invece, non sono contento per niente di dover andare in giro con un foglio di via. Sono assai preoccupato di essere controllato per un sì o per un no. Vedere l'esercito per strada mi fa cadere le palle immunitarie (me lo faceva anche prima, a vedere i mezzi blindati sotto il Duomo e gli Uffizi).

***
Per un guasto tecnico non ho la tv ordinaria per cui non mi abbevero alle informazioni standard ufficiali. Per ora seguo internet, due o tre fogli principali di agenzia. Vedo ancora questo fottuto insistere sui dati, sui numeri del contagio, e il godimento (quasi) nel cercare il caso di qualcuno che è morto anche se era «sano come un pesce».

Sano come un pesce... Nessuno nelle redazioni che sia mai andato a pescare? 

Nella premessa che questa situazione mi ha - comunemente - scaraventato in una ipocondria che mai prima avevo vissuto, e che io sia certamente allarmato e segua le direttive indicate per contrastare la pandemia, l'aspetto non secondario che mi affligge è come il sistema informativo (del quale siamo noi stessi vittime e complici tramite l'uso dei socialmedia) abbia agito e stia agendo nella diffusione del panico e nella richiesta del Vogliamo i colonnelli. 

Eppure, nel 1969, nonostante ci fosse un canale solo, la televisione parlava in un altro modo.

mercoledì 30 settembre 2015

Tenete, pigliate, godete

Altra notizia imperdibile dal fronte finanziario. Sempre presa dal giornale della Confindustria


- Ottomila sarebbero una discreta somma, nevvero?
- Per fare che?
- Per scaldarsi le mani.

domenica 27 settembre 2015

Begli amici

«Qualche amico mi ha chiesto chi sono a mio parere gli uomini più importanti e che maggiormente influenzano la situazione del mondo d'oggi. La mia risposta è: Francesco e Barack Obama. Operano in settori diversi ma le finalità sono affini. Purtroppo non avranno molto tempo a loro disposizione ed è assai improbabile che i loro successori siano alla stessa loro altezza. È addirittura possibile che abbiano finalità diverse dalle loro. La storia del resto non è coerente nel suo procedere, affidata più al caso che al destino; variano le passioni, le emozioni, gli interessi e quindi i valori e gli ideali. Ma i momenti culminanti e chi li rappresenta sia nel bene sia nel male rimangono nella memoria storica e aiutano le anime vigili e responsabili a tener conto del prossimo e della "polis", due parole che indicano la stessa realtà vista da due diverse angolazioni: il prossimo si configura in una convivenza tra liberi ed eguali. Così vorremmo che fosse.»

Mi piacerebbe conoscere gli amici di Scalfari per dire loro: 
- State zitti, fate i cazzi vostri, le domande fatele al vostro cane o, al limite, al macellaio o al barbiere, persone che sicuramente risponderebbero con più assennatezza e pertinenza.
Certo, se poi mi dite che a Scalfari gli fate ‘certe’ domande apposta perché gli siete amici alla stessa stregua di Amici miei, allora, beh, continuate pure, anzi: complimenti, perché oggi, con quella domanda, siete stati più perfidi di loro nell'iscrivere il conte Mascetti alla seguente gara.


giovedì 2 dicembre 2010

Ma io lo so, ho studiato queste cose

È vero: tirare il morto di qua o di là è cosa disdicevole, forse inutile, forse irrispettosa. Ma io credo che lo sia anche farlo parlare, il morto, mettergli in bocca parole che non si sa bene se davvero avrebbe pronunciato (non dico pensato) in vita, davanti a un microfono, davanti a un taccuino. Quindi lo si lasci in pace, il morto: se ne faccia pure la lettura che si vuole delle sue parole in vita, della sue opere, della sua espressività, senza però credere di essere detentori del suo pensiero. E questo vale sia per Conchita De Gregorio che per Facci e Ferrara, questi ultimi diametralmente opposti alla direttrice de L'Unità, ma come lei sicuri cosa Monicelli penserebbe e degli studenti che protestano e su coloro che dibattono sulle ragioni o sui torti dell'eutanasia. In fondo, egregio Facci, gli zainetti firmati non sarebbero stati nemmeno notati da Monicelli (ammesso e non concesso che gli studenti che protestano li abbiano... Io non li ho visti, voi?): il regista, invece, si sarebbe ricordato, appunto, di un suo vecchio film, I compagni, ove rappresentò, mi pare mirabilmente, quali sono gli esiti delle battaglie fra chi protesta e l'ordine costituito. Ossia, egli avrebbe sottolineato che, in fondo, le ragioni e i torti non sono così semplici da identificare; soprattutto che, nello scontro, in ispecie se violento, alla fine c'è sempre qualcuno che ci rimette, e restano lacrime e silenzio. La storia va osservata da diverse postazioni, egregio Facci, e la sua al momento è una postazione troppo parziale, troppo altra per assumersi il diritto di prendere la voce del morto e farla sua. Si guardi il film (vale più di cento interviste) e dopo (soltanto dopo) potrà riprovare a imitare la voce del regista.

Il blogger scrive lo stesso


Stasera ho visto il finale de I compagni di Mario Monicelli.
Raoul (Renato Salvatori) sale su un treno in corsa per fuggire all'estero. Lungo i binari la sua fidanzata corre per salutarlo e, tra lo sferragliare delle rotaie, ella grida:

- Scrivimi
[E lui, che non sente, dato il rumore]
- Cosa?
- Scrivimi!
- Ma se non sai leggere!
- Sì, ma scrivimi lo stesso.

Ecco, noi blogger scriviamo lo stesso.

martedì 30 novembre 2010

La malattia dell'olmo

in memoria
Se ti importa che ancora sia estate
eccoti in riva al fiume l'albero squamarsi
delle foglie più deboli: roseogialli
petali di fiori sconosciuti
e a futura memoria i sempreverdi
immobili.

Ma più importa che la gente cammini in allegria
che corra al fiume la città e un gabbiano
avventuratosi sin qua si sfogli
in un lampo di candore.

Guidami tu, stella variabile, fin che puoi...

e il giorno fonde le rive in miele e oro
le rifonde in un buio oleoso
fino al pullulare delle luci.
                                      Scocca
da quel formicolio
un atomo ronzante, a colpo
sicuro mi centra
dove più punge e brucia.

Vienmi vicino, parlami, tenerezza,
dico voltandomi a una
vita fino a ieri a me prossima
oggi così lontana – scaccia
da me questo spino molesto,
la memoria:
non si sfama mai.

È fatto – mormora in risposta
nell'ultimo chiaro
quell'ombra – adesso dormi, riposa
                                                      Mi hai
tolto l'aculeo, non
il suo fuoco – sospiro abbandonandomi a lei
in sogno con lei precipitando già.

Vittorio Sereni, Stella variabile, da Tutte le poesie a cura di Maria Teresa Sereni, con prefazione di Dante Isella, Mondadori, Milano 1986