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martedì 29 giugno 2010

Il ritorno delle lucciole

Non ci crederete, ma fuori casa, ora, al primo buio, ci sono centinaia e centinaia di lucciole (quelle vere). Mi piacerebbe telefonare a Pier Paolo Pasolini.

mercoledì 21 ottobre 2009

La Chiesa non può che...

«La Chiesa non può che essere reazionaria; la Chiesa non può che essere dalla parte del Potere; la Chiesa non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza; la Chiesa non può che approvare le società gerarchiche in cui la classe dominante garantisca l'ordine; la Chiesa non può che detestare ogni forma di pensiero anche timidamente libero; la Chiesa non può che essere contraria a qualsiasi innovazione anti-repressiva (ciò non significa che non possa accettare forme, programmate dall'alto, di tolleranza: praticata, in realtà, da secoli, aideologicamente, secondo i dettami di una “Carità” dissociata - ripeto, aideologicamente - dalla Fede); la Chiesa non può che agire completamente al di fuori dell'insegnamento del Vangelo; la Chiesa non può che prendere decisioni pratiche riferendosi solo formalmente al nome di Dio, qualche volta magari dimenticandosi di farlo; la Chiesa non può che imporre verbalmente la speranza, perché la sua esperienza dei fatti umani le impedisce di nutrire alcuna specie di speranza»...

Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti, Milano 1975 (da «La Chiesa, i peni e le vagine», Il tempo, 1° marzo 1974.

Per fortuna, nonostante altri temi scottanti d'attualità, Malvino ce lo ricorda

lunedì 5 ottobre 2009

Bruttata per sempre

«Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva [per quel che concerne l'imposizione di particolari modelli da imitare] come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto al trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre...».

Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, Garzanti, Milano 1975

mercoledì 23 settembre 2009

Un fatto definitivo



«C'è dunque un doppio legame di malafede in questo rapporto tra Chiesa e Stato: da parte sua la Chiesa accetta lo Stato borghese - al posto di quello monarchico o feudale - concedendo ad esso il suo consenso e il suo appoggio, senza il quale, fino a oggi, il potere statale non avrebbe potuto sussitere: per far questo la Chiesa doveva però ammettere e approvare l'esigenza liberale e la formalità democratica: cose che ammetteva e approvava solo a patto di ottenere dal potere la tacita autorizzazione a limitarle e a sopprimerle. Autorizzazioni, d'altra parte, che il potere borghese concedeva di tutto cuore. Infatti il suo patto con la Chiesa in quanto instrumentum regni in altro non consisteva che in questo: mascherare il proprio sostanziale illiberalismo e la propria sostanziale antidemocraticità affidando la funzione illiberale e antidemocratica alla Chiesa, accettata in malafede come superiore istituzione religiosa. La Chiesa ha insomma fatto un patto col diavolo, cioè con lo Stato borghese. Non c'è contraddizione più scandalosa infatti che quella tra religione e borghesia, essendo quest'ultima il contrario della religione. Il potere monarchico o feudale lo era in fondo di meno. Il fascismo, perciò, in quanto momento regressivo del capitalismo, era meno diabolico, oggettivamente, dal punto di vista della Chiesa, che il regime democratico: il fascismo era una bestemmia, ma non minava all'interno la Chiesa, perché esso era una falsa nuova ideologia. Il Concordato non è stato un sacrilegio negli anni trenta, ma lo è oggi, se il fascismo non ha nemmeno scalfito la Chiesa, mentre oggi il Neocapitalismo la distrugge¹. L'accettazione del fascismo è stato un atroce episodio: ma l'accettazione della civiltà borghese capitalistica è un fatto definitivo, il cui cinismo non è solo una macchia, l'ennesima macchia nella storia della Chiesa, ma un errore storico che la Chiesa pagherà probabilmente con il suo declino. Essa non ha infatti intuito - nella sua cieca ansia di stabilizzazione di fissazione eterna della proprio funzione istituzionale - che la Borghesia rappresentava un nuovo spirito che non è certo quello fascista: un nuovo spirito che si sarebbe mostrato dapprima competitivo con quello religioso (salvandone solo il clericalismo), e avrebbe finito poi col prendre il suo posto nel fornire agli uomini una visione totale e unica della vita (e col non avere più bisogno quindi del clericalismo come strumento di potere)».

Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, Garzanti, Milano 1975
(tratto da un articolo dell'Autore sul Corsera del 17 maggio 1973 «Analisi linguistica di uno slogan»)

Questo brano pasoliniano mi sembra utile leggerlo a fianco di questo post malviniano.

¹Io qui intendo “distruzione” nel senso di solidificazione del potere temporale ecclesiastico

domenica 6 settembre 2009

Rovelli

Scusatemi, ma bisogna che ritorni su questa frase di Panebianco (vedi mio post sotto) che oggi non ha smesso di arrovellarmi: «l’egemo­nia esercitata sulla sini­stra da moralisti che si am­mantano di “virtù repub­blicane” e che incarnano un nuovo partito ghibelli­no». A chi pensa Panebianco, al Partito Democratico? Sta forse scherzando? Pensa davvero che chi nutre una speranza repubblicana minima, alla De Gasperi, alla Fanfani (senza, dunque, nemmeno sforzarmi troppo), sia ghibellino di sinistra? Possibile chi invochi che la Chiesa non invada la scena politica italiana sia considerato un perfido laicista? A noi c'ha rovinato la Resistenza. La Liberazione. La caduta della Monarchia e del fascismo. Era meglio se ci si sorbiva senza finzioni un'altra trentina d'anni di tali sciagure democratiche e forse, forse, ci liberavamo, come in Spagna si sono liberati di Franco, della Chiesa invadente.
Pasolini, ti vorrei qui vivo per commentare, sulle stesse pagine di Panebianco, per rintuzzarlo, per dirgli che lui è il figlio prediletto della cazzo di mutazione antropologica che ci riguarda, noi italiani. Piglio allora da Guido Crainz (Storia del miracolo italiano, Donzelli, Roma 2003) una tua citazione del 1974, caro Pierpaolo, in cui ti arrovellavi tu pure per dirci di non essere troppo entusiasti della vittoria progressista al referendum sul divorzio:

«La mia opinione è che il 59% dei “no” non sta a dimostrare, miracolisticamente, una vittoria del laicismo, del progressismo, della democrazia: niente affatto. Esso sta a dimostrare invece due cose: 1) che i “ceti medi” sono radicalmente, antropologicamente cambiati: i loro valori positivi non sono più quelli sanfedesti e clericali ma sono i valori [...] dell'ideologia edonistica del consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano [...]. L'Italia contadina e paleoindustriale è crollata, si è disfatta, non c'è più, e al suo posto c'è un vuoto che attende di essere colmato da una completa borghisizzazione del tipo che ho accennato (modernizzante, falsamente tollerante, americaneggiante, ecc.) il “no” è stata una vittoria, indubbiamente. Ma la indicazione che esso dà è quella di una “mutazione” della cultura italiana: che si allontana tanto dal fascismo tradizionale che dal progressivismo socialista»¹.

Il vuoto è stato ampiamente colmato: trent'anni di modello edonistico berlusconiano si sono saldati al blocco imperante clerico-conservatore che sparge lacrimucce di coccodrillo sugli embrioni e felice respinge i barconi e fa affaroni con Gheddafoni. E la Chiesa è responsabile in massima di parte di questo, soprattutto dopo il crollo del suo garante: la Democrazia Cristiana. La paura di non essere più rappresentata e di essere scrollata di dosso dal paese dal quale trae più nutrimento, ha portato la Chiesa Cattolica a essere l'arbitro della politica italiana, a decidere chi far vincere o perdere. E dato che noi italiani siamo un gregge abbastanza fedele alle istanze pastorali del pontefice, soprattutto a livello pubblico più che privato (la coscienza del peccatore), ecco che chi minimamente si azzarda a reclamare uno spazio pubblico esente dalle istanze vaticane viene additato come pecora nera da espellere, da non prendere in considerazione.
Più si va avanti, più si scrivono pagine di merda per la nostra Repubblica, caro Pier Paolo. C'è solo la piccola illusione che oggi, se si seguisse il modello americano, forse, si ricostruirebbe qualcosa. Obama, anche se potrà fare poco, ha già fatto tanto a essere lì. Obama forse sarà, in qualche modo, una speranza anche per noi.

¹ Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, Milano 1975