sabato 27 aprile 2024

La bella tagika


Seduto mi guardo tra petto ed ascella
al caldo aspettando un refolo dalla finestra
e scendo e controllo se nella cella
dell'ombelico ci possa stare un'esca.

Dalla vita dei pantaloni esce un'etichetta:
è doppia, coi consigli su come lavare stirare;
c'è la taglia e la marca e la cosiddetta
provenienza: made in Tagikistan, un affare.

Ho i pantaloni tagiki e volentieri penso
alla bella tagika che me li ha cuciti
cosa faccia ora che per lei è notte tarda.

E chissà se lei si chieda dove sia finito
il frutto del suo lavoro e se cercare un senso
dentro la globalizzazione azzarda.


P.S.
ho ritrovato questo sonettino scritto una dozzina d'anni fa e mi sembra simpatico ripubblicarlo

giovedì 25 aprile 2024

Matteo 23 per il 25


Matteo 23

1 Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3 Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4 Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5 Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7 e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. 8 Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9 E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10 E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11 Il più grande tra voi sia vostro servo; 12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. 14  15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. 17 Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? 18 E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19 Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? 20 Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30 e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31 e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32 Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!
33 Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34 Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare. 36 In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38 Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta39 Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».

lunedì 22 aprile 2024

Brevi premesse ritenute necessarie

« Prima di dettagliare il mio pensiero sul problema dell’emissione monetaria, è necessario che io faccia delle premesse relative alla visione della Vita sottostante a tale concezione.

Io considero che la Terra potrebbe contenere numerose volte il numero degli attuali abitanti.

Ciò che manca non sono le risorse materiali, ma dipende dall’inadeguatezza culturale con cui esse sono gestite ed usate dagli Esseri Umani.

Tale inadeguatezza deriva dal fatto che gli Esseri Umani provengono da condizioni di schiavitù e sottomissione da cui nei secoli hanno cercato lentamente di liberarsi, anche attraverso la Scienza e la Tecnologia che oggi hanno reso prive di fondamento le giustificazioni della insufficienza delle risorse. (Malthusianesimo).

L’assorbimento delle energie nella sfera materiale ha reso lento il progresso verso la crescita culturale delle Coscienze.

Oggi con il diffuso benessere di alcune parti del Mondo, alcuni individui cominciano a rendersi conto che la soluzione dei problemi non vada più cercata nella sfera delle risorse materiali, ma nel campo delle Idee, con un necessario cambiamento della mentalità, acquisita nella dolorosa lotta per la vita, verso una visione del Mondo in cui l’altro non sia più visto come un concorrente, un avversario, un nemico da abbattere, un pericolo da combattere, ma invece come una risorsa positiva da cui potrà trarre beneficio l’intero Genere Umano.

Siamo appena all’inizio di tale rivoluzione culturale, ma l’intelligenza acquisita nel periodo della lotta per la sopravvivenza, presto farà pervenire molti a conclusioni diverse da quelle del passato che hanno portato a guerre disastrose, che hanno generato ogni genere di mostruosità.

Gradualmente le Coscienze si vanno risvegliando e cominciano a sentire il bisogno di valori immateriali, come i soli che possano placare il dolore che emerge dall’anima anelante ad una felicità intravista e non ancora conquistata.

Siamo arrivati a capire che la felicità non potrà mai derivare dalla capacità di Odio, ma dal suo contrario cioè dalla capacità di Amore.

Ci avviamo sulla strada di vedere in ogni Essere Umano, anche il più diverso, un Fratello che ha in sé un’anima come la nostra.

Gradualmente il nostro sforzo ed il nostro impegno non sarà limitato alla soluzione dei problemi immediati ma cercherà di allargare la visuale verso la ricerca del senso delle cose, del senso della Vita.

Con tale atteggiamento saremo sempre più aperti a concezioni come quelle che vanno sotto il nome di Antropocrazia che vogliono modificare radicalmente gli assetti sociali, perché gli Esseri Umani abbiano sempre più tempo per la crescita interiore e non soltanto per la mera sopravvivenza.

Occorre passare dall’analisi dei Mali e dalle semplici lamentele ad una progettualità capace di porvi rimedio, prima sul piano ideale e poi su quello pratico.

Gli Esseri che sono stati capaci di creare le meraviglie della moderna tecnologia, saranno anche capaci di creare le condizioni perché si possa goderne a pieno i vantaggi ».

Nicolò Giuseppe Bellia, Tarquinia, 5 giugno 2005

giovedì 11 aprile 2024

Pasqua

Ditemi in cosa differisce

questa sera dalle altre sere?

In cosa, ditemi, differisce

questa pasqua dalle altre pasque?

Accendi il lume, spalanca la porta

che il pellegrino possa entrare,

gentile o ebreo:

sotto i cenci si cela forse il profeta.

Entri e sieda con noi,

ascolti, beva, canti e faccia pasqua.

Consumi il pane dell’afflizione,

agnello, malta dolce ed erba amara.

Questa è la sera delle differenze,

in cui s’appoggia il gomito alla mensa

perché il vietato diventa prescritto

così che il male si traduca in bene.

Passeremo la notte a raccontare

lontani eventi pieni di meraviglia,

e per il molto vino

i monti cozzeranno come becchi.

Questa sera si scambiano domande

il saggio, l'empio, l'ingenuo e l'infante,

E il tempo capovolge il suo corso,

l'oggi refluo nel ieri,

come un fiume assiepato sulla foce.

Di noi ciascuno è stato schiavo in Egitto,

ha intriso di sudore paglia e argilla

ed ha varcato il mare a piede asciutto:

anche tu, straniero.

Quest’anno in paura e vergogna,

l’anno venturo in virtù e giustizia.

9 aprile 1982


Primo Levi, Ad ora incerta, Garzanti 

lunedì 1 aprile 2024

Tocca a noi dirlo

 «...Per quanto mi riguarda voglio dirvelo in un modo assolutamente chiaro: non sto facendo questioni di lana caprina per le quali noi ci tiriamo via dal mondo di oggi e per questi tre o quattro giorni andiamo in brodo di giuggiole sul vangelo di Giovanni dimenticando il mondo! No! Qui o noi andiamo alle radici del dolore che c’è nel nostro mondo e ci facciamo veramente dei pensieri sul modo di non rendere più necessari questo dolore e queste guerre, oppure andiamo a casa. Non mi interessa venire dalla Germania per fare teorie, proprio non mi interessa, ho abbastanza da fare!

Quello che facciamo qui è la cosa più necessaria, più impellente, più urgente che ci sia per alleviare, per lenire la sofferenza enorme che c’è nel mondo: le guerre che hanno tutte la loro origine nel materialismo. Non nell’egoismo, perché dire che il problema è l’egoismo è solo un moraleggiare! L’egoismo lo deve avere ognuno, l’egoismo è il sano amore di sé: in quanto amore di sé l’egoismo va benissimo perché nessun uomo può dare qualcosa agli altri se non ama se stesso in modo da costruire in sé il meglio da dare. Il problema, la radice della disumanità e della sofferenza del mondo d’oggi non è l’egoismo, è il materialismo!

La guerra in Iraq che ha creato una recrudescenza del terrorismo, che ha creato una disumanità tale che ogni volta che prendiamo un aereo vediamo che ormai non ci possiamo neanche più muovere liberamente, il motivo più profondo di questa guerra è che qualcuno voleva il petrolio. È il materialismo, la radice! La cosa è lampante, e non è che io voglia adesso semplificare cose che sono complesse: abbiamo il diritto di andare ai fattori centrali. Non sto dicendo che non ci siano altri aspetti, però questo è un aspetto fondamentale. E se i politici, anche in Italia, non hanno il coraggio di dirlo in faccia al potente, al primo potente, tocca a noi dirlo, tocca a ogni individuo, perché se nessuno lo dice…

Farci una bella goduta del vangelo di Giovanni senza dirci queste cose sarebbe un tradimento dell’umanità. O facciamo queste cose perché appartengono proprio al nostro vivere con l’umanità di oggi, oppure lasciamole perdere.

La soglia a cui ci troviamo in questo vangelo è proprio la soglia dell’umanità di oggi: o riconquistiamo la realtà creatrice dello spirito oppure ognuno di noi getta l’umanità in un abisso di sofferenza sempre più terribile! Ma sono io a farlo, non gli altri!, se non coltivo lo spirito, se non godo lo spirito. L’umanità è fatta di individui, e i tempi in cui si manovravano gli individui per gruppi e per popoli sono finiti. Quando si ricade in questi anacronismi, succedono le tragedie del nazionalsocialismo, per fare soltanto un esempio, o del fascismo in Italia.

La cruna dell’ago dell’evoluzione in divenire è l’individuo. E se vogliamo un’umanità dove ci sono cento milioni di persone che godono e coltivano lo spirito, duecento milioni, questi milioni non saltano fuori insieme, saltano fuori uno alla volta, ognuno per creatività individuale. Oppure non ci saranno mai questi duecento milioni, e l’umanità non sarà mai migliore...»

Pietro Archiati, da "IL VANGELO DI GIOVANNI - 11"

Undicesimo fascicolo

Seminario sul Vangelo di Giovanni tenuto da Pietro Archiati a Rocca di Papa (RM) dal 25 al 28 Agosto 2006

domenica 31 marzo 2024

Nato nella casa del pane

Sono nato nella casa del pane
perché il mio corpo potesse
essere mangiato
perché il mio corpo diventasse
il nutrimento
di ogni bambino che nasce
di ogni vecchio che muore
di voi tutti che vivete facendo
di tutto per non vedere
da dove viene quel pane
che sale dalla terra
perché è sceso dal cielo
e si è fatto uomo e fu crocifisso
per dare alla terra
la luce del cielo.

Se aveste potuto vedere
come ora vedete in perpetua finzione
la Terra dal cielo quel giorno
in cui il Figlio ritornò dal Padre
e si è unito per sempre alla Terra,
avreste veduto e creduto
in un batter di ciglia 
quando l'aura celeste avvolse
la Vita come la Madre Sofia avvolge
la notte con il suo manto le stelle.

Da quel giorno ogni passo 
ogni respiro ogni morso 
sono passi, respiri, morsi di luce:

“Il pane dal grano,
il grano dalla luce,
la luce dal volto di Dio
Il frutto della Terra 
viene dal tuo splendore
donando luce e amore
anche ai nostri cuori”.

venerdì 29 marzo 2024

Pensavo ai chiodi

Pensavo ai chiodi, a dove fossero finiti e ho scoperto solo oggi, colpevolmente proprio oggi, che essi sono in Italia: a Roma, a Milano e a Monza. Pensavo ai chiodi, a chi li avesse fatti, con quali stampi, e come, e con quale fuoco avesse fuso il ferro; e questo, da quale miniera estratto, con la stessa fatica di sempre. Pensavo ai chiodi pronti, insieme ad altri, prescelti per essere ficcati dentro ai palmi e sui dorsi dei piedi. E pure al martello, pensavo, a quanta forza occorse per bucarli, i palmi e i dorsi, quanti colpi servirono per conficcarli, i chiodi, finché la punta d'essi, trapassando la carne, non s'infisse dentro il legno della croce, per tenere il corpo fermo, dai fori dei chiodi sanguinante. E pensavo al sangue che dipoi scorreva dalla croce, ai rivoli che, lenti, sono scesi fino a toccare terra, tutti giù per terra. E pensavo alla Terra, che non aspettava il corpo e il sangue di un altro martire innocente, come tanti, come troppi; ma aspettava il pane e il vino del Figlio dell'Uomo per ricevere, lei Mater-ia per prima, la Prima Comunione, per essere in comunicazione permanente e perpetua con il Corpo e con il Sangue dell'Agnello di Dio che toglie tutti i peccati del mondo.

Perché la Terra aveva fame e sete di essere risanata da tutto il dolore che homo sapiens provoca a tutte le creature, se medesimo compreso. La Madre Terra e noi creature.

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati». 

venerdì 22 marzo 2024

Non sui tetti di Gaza

L'episodio straordinario della nascita dei cuccioli sul tetto¹

« A ben pensarci il mondo aveva l'aria di essere un luogo strano e terrificante. A volte per
evitare di pensarci Gershon si rifugiava sul tetto del suo caseggiato. Lassù sulla carta
catramata sbreccata e maleodorante, si sedeva addossato al muro di mattoni della tromba
delle scale, e levava agli occhi al cielo sopra i tetti vicini. Una sera vide il vasto cielo
stellato e limpido come mai prima di allora. Era una fresca notte estiva e, mentre se ne
stava seduto, udì un flebile guaito, dei rumori nell'oscurità. In un angolo del tetto, accanto
a un intrico di tubi, vide una cagna che stava dando alla luce i cuccioli. Vide i cuccioli
uscire, ascoltò i deboli uggiolii della cagna, la vide aprire e leccare via le placente, ripulire
i cuccioli, spingerli di lato, sdraiarsi e aspettare il successivo. Prima di allora non aveva
mai visto l'inizio della vita. Conosceva il linguaggio di strada aveva letto i libri
pornografici che circolavano nel cortile della scuola, ma la nascita di quei cuccioli lo
commosse stranamente. Li vide emergere dall'organo di cui lui e i suoi compagni parlavano
in strada, ridacchiando. Ma lì, sul tetto, la cagna e il suo corpo parevano colmi di una
singolare radiosità. Davanti ai suoi occhi veniva creata la vita. Gershon tremava, esultava,
voleva gridare di gioia e piangere e rimase assolutamente immobile. Allungò una mano per
sfiorare uno dei cuccioli appena nati, ma la cagna sollevò la testa e scoprì i denti. In alto il
cielo stellato pareva volergli cadere addosso. Si sentì inghiottire nella vita di cielo e terra,
nel mistero della creazione, nel dolore e nell'infinita gloria di quell'unico momento. 
Voleva stringere a sé la cagna, accarezzarla, accarezzare qualcosa. Invece sollevò il braccio e sfiorò
il cielo con la mano e sulle dita sentì il tocco vellutato, squisitamente fresco e asciutto della
volta stellata. Pianse un po' e rabbrividì nel freddo della notte. Alla fine si disse che era
ora di scendere, che sua zia si sarebbe preoccupata per la sua assenza.

Risalì il mattino dopo. Niente cagna, niente cuccioli, nessun segno che la vita fosse
nata su quel tetto umido e puzzolente. Si domandò se l'avesse sognato. Chiese agli
inquilini del palazzo. Nessuno sapeva niente di un cane sul tetto. Un mistero.
Ma non dimenticò la sensazione di timore reverenziale provata sul tetto quella notte e la
carezza di cielo e stelle. Che incontro! Non avrebbe mai scordato quel momento. Sperava
di riviverlo un giorno. Sapeva che lo avrebbe trasformato oltre ogni dire se si fosse
ripetuto. Allora cominciò ad attenderlo. » 
_______________
¹ Chaim Potok, Il libro delle luci, 1981, edizione italiana Garzanti 2004 (pag. 16)

giovedì 21 marzo 2024

Primavera vanderleiana

Che bel cielo azzurro stamani, ahimè macchiato dalle diagonali delle scie di due aerei di chissà che linea; linee che, nel volgere di pochi minuti, rette qual sono, non si vanificano, ma persistono, biancastre e si trasformano in tante pecorelle senza ovile alla ricerca di un improbabile pastore alato... E mi chiedo: ma se anche i tubi di scappamento della mia piccola Renault turbodiesel euro 5 producessero simili scarichi la signora Ursula mi avrebbe già internato?

lunedì 18 marzo 2024

Caccia i talenti

 


Ho chiamato l'antibracconaggio. Mi hanno risposto che si attiveranno perché i talenti hanno lo stesso diritto di essere protetti quanto gli upupa (anche se sono meno bellini, soprattutto quelli che credono di esserlo e si fanno i selfi sui socialmedi).
Ho pure suggerito, alle guardie venatorie, di prendere le impronte alle aziende, non è che debbano prenderle soltanto a noi comuni mortali nei comuni italiani per rinnovare la carta d'ignobiltà digitale. 
«Si disinfetti i polpastrelli degli indici e prema qui», mi disse un mese fa l'Ufficiale dell'Anagrafe e io non credevo di essere un ricercato.
Che peccato restituire la carta di carta scaduta, ancorché sbrindellata e lacerata, compagna di un decennio in cui, se ci ripenso, tante cose sono occorse, tra queste le corse e altre amenità, compassioni e disperazioni, ma tutto va bene, in attesa dell'azione primaverile del grande maestro Raffaele Arcangelo, il guaritore.

domenica 17 marzo 2024

Sicilia amore mio

Le mani di Sciascia, gli occhiali di Bufalino, le giacche e le cravatte, i libri.

https://www.raiplay.it/video/2019/10/Bufalino-una-civile-inquietudine---Bufalino-e-Sciascia-Sicilia-amore-mio-8ef50b02-a388-4716-9007-6e0c6981fcaf.html 

martedì 12 marzo 2024

Il dominio in scadenza


Non ho capito (o faccio finta di non capire). Non è che m'importi granché capire, forse. Spero che il dominio gratuito ritorni in automatico (lucamassaro.blogspot.com) altrimenti pace. E bene.

È che io non ho mai comprato workspace, ho sempre pagato un dieci dollari annui per l'alterlucas e ora non ho più voglia di continuare a pagarli.

Ah, comunque ho fatto il backup.


giovedì 7 marzo 2024

Sette marzo, mattina

Sette marzo, mattina.
Sul prato la brina caduta
è un distillato di stelle.
Una margheritina gelata
è rimasta addormentata
come una statua di sale
e aspetta che il Sole apra
la tenda di nubi 
a forma di capra
che belano silenti
al gregge che ha perduta
l’anima sugli youtubi.

Qualcuno mi aiuti
a trovare una direzione
dove ficcare il pensare
tenercelo buono
a manducare la percezione
di un tarassaco 
o di un cardo mariano
o per sbrogliare la matassa
che infrena l’essere umano.


martedì 20 febbraio 2024

Una faccia nuova

... ma non mi devo lamentare quando odo che alcuni credono a quello che dicono in tivvù, giacché - se ci ripenso, mi vergogno - anch'io ho creduto:

- nell'Unione europea e nell'euro;
- che Mani Pulite fosse un bene;
- che i governi del centro sinistra fossero cosa migliore rispetto a quelli del centro destra;
- che a buttar giù le torri a Manhattan fossero stati i terroristi islamici;
- che fosse un bene Berlusconi si dimettesse e fosse sostituito da... 

No. A Monti mi sono fermato. Da quel momento in poi non ho creduto più a nessuna forza politica, neanche ai nuovi dei Cinquestelle che non ho mai votato. 
Il momento esatto, se non erro nel rammentare, è stato quando, nella pantomima della elezione del presidente della repubblica, fu preferito rieleggere Napolitano (che ebbe, per grazia, la bontà di dimettersi dopo poco) anziché Rodotà (non poteva essere eletto Rodotà, già).

Poi ci furono i governi Renzi, Gentiloni, Conte. E infine arrivò il 2020.

E il potere mostrò palesemente la sua Bava da Beccamorto e io la vedo ancora colare. Sicché, anziché tenere ferma la testa su tale schifo, ho preferito cercare se ci fosse un modo affinché il potere (lo Stato) abbia la possibilità di mostrare un volto migliore di quello democratico...

Mi sembra, anzi: sono certo di averlo trovato. Si chiama Antropocrazia, ve ne parlerò.

sabato 17 febbraio 2024

Un caffè ristretto

Forse devo smettere di entrare nei bar che hanno il televisore accesso che trasmette le notizie tipo ScattaryTg24. Devo smettere perché ci rimango male a subire i commenti degli astanti, perché essi sono fratelli e sorelle in carne e ossa e non ombre catodiche (super) pagate per diffondere una realtà falsa e menzognera. Ecco, quando chi mi è accanto vicino al bancone esprime pareri sulle notizie che sono palesemente teleguidati, tanto che le suddette ombre godrebbero del lavoro fatto bene, sento una sorta di soffocamento e il caffè mi va quasi a traverso. 

Meno male che lo piglio ristretto.

domenica 4 febbraio 2024

Per sentito dire

Ho sentito dire che la Ué ha stanziato altri soldi per il governo ucrano, 50 miliardi di euro di finanziamento a fondo perduto. 
Non ho sentito dire in che percentuale tali soldi ritorneranno in Ué, o meglio: all'industria di armi per la vendita di merci belliche made in Ué e quanti, invece, finiranno nelle casse dell'industria di armi made in Usà. Voilà

martedì 30 gennaio 2024

La finocchiona

«Firenze è molto bella e vorrei che tornasse ai cittadini e non fosse solo schiacciata dal turismo. Purtroppo questa città negli ultimi otto anni si è molto alienata dalle sue origini», ha dichiarato Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell'Accademia.

In un socialmedia, a un'amica, che ha lasciato un commento alla notizia de La Nazione, ho chiesto se la schiacciata fosse con la panna oppure con la finocchiona. 

Lei ha risposto: «Con la Finocchiona!».

È stata segnalata.

domenica 28 gennaio 2024

sabato 27 gennaio 2024

Eppure il vento il soffia ancora

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno della Memoria, in un paragrafo del suo discorso ufficiale, ha detto:

«Eppure le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall’uomo, virus che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa». 

Beh, secondo me questo è vero per tutti i virus prodotti dall'uomo, covidde compreso.

venerdì 26 gennaio 2024

Come si sente fame e sete

Un gentile Anonimo mi dice che è meglio scriva qualcosa io, anziché riportare brani di altri autori. 
Fatto salvo che questo blog è iniziato (come dice il sottotitolo Letture, pensieri, versi) riportando ivi letture incontrate dal sottoscritto, il punto è che non ho più granché da dire di pensieri a commento della realtà: essa è così spalancata che ogni chiosa mi sembra un pleonasmo, e ogni critica un goffo tentativo di emendarla. Che cosa vuoi cambiare quando tutto sarebbe da cambiare dello stato di cose presente? Da dove si comincia? 

Da sé stessi. Quindi, da me. E, limitandomi a osservare l'andamento bloggheristico, sì, sono cambiato e non sarei minimamente in grado di riscrivere ancora dei post come, per esempio, scrivevo all'epoca di Berlusconi, anni in cui stupidamente mi indignavo, dileggiavo gli uni e parteggiavo per altri. Roba che mi porterebbe a dare un colpo di cimosa al novanta per cento dei post. Ecco, io non riesco più a scrivere quella roba là, mi manca il fiato. 

Dal governo Monti in poi, grazie soprattutto a Olympe de Gouges, iniziai a leggere la realtà con gli occhiali di Marx e, con tali lenti, guardavo al funzionamento dei meccanismi economici, politici e sociali, e tentavo raramente di scrivere qualcosa sugli accadimenti e sulle risposte da dare. Il problema di fondo è che, comunque, anche una volta tolta la proprietà dei mezzi di produzione ai capitalisti, la produzione delle merci deve necessariamente continuare. E chi e come la si organizza? E chi diventa proprietario e come e cosa produce? Lo Stato, perché lo Stato siamo noi? 

Poi venne il marzo del 2020 e scoprii (ché sino ad allora avevo gli occhi "coperti" dal fatto di vivere in una nazione dalla costituzione più bella del mondo) la reale faccia dello Stato, come esso si possa (con legittimità democratica!) trasformare in un Moloch che trangugia l'antropos per salvare il demos meglio che muoia un uomo solo per il popolo e non perisca la nazione intera» Caifa dixit).

Sicché da quei giorni, gradualmente, a parte qualche minima composizione poetica, riesco a scrivere ben poco perché mi dà l'impressione di orinare contro vento.

Altro motivo sarà che non leggo più giornali, né guardo la televisione, e certo questo non basta per non ricevere il veleno mediatico quotidiano tramite altri canali (vedi twitter).

Ma la ragione principale della laconicità è che dall'estate del 2022 ho incontrato l'antroposofia e non mi sento ancora “pronto” di parlarne pubblicamente. Ma ci tengo a dirlo e per accennarne l'importanza, riporto una massima scritta da Rudolf Steiner il 17 febbraio del 1924:

1. – «L'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo. Sorge nell'uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l'antroposofia solo chi trova in essa quel che egli deve cercare per una propria esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull'essere dell'uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete». 

domenica 21 gennaio 2024

Una mela che ammuffisce e secca

«Mai come oggi il problema del senso dell'esistenza si sposa al senso di tutta la comunità umana, cioè al senso della vita di tutti gli uomini. Il problema non è che io realizzi me stesso: io non mi realizzerò mai degnamente se non in una continua osmosi con la comunità, e non più solo con la comunità di sangue, perché dal sangue si genera odio, ma con la comunità universale, cioè con tutti gli uomini, indipendentemente dal sangue. Le religioni sono frutto del sangue. Anche la religione cristiana, che nel suo intimo non è frutto del sangue, è divenuta per i non credenti, ma anche per molti credenti, una religione etnica che appartiene a una cultura e a una civiltà. Se c'è un popolo che dovrebbe sentirsi in colpa per il modo nel quale ha vissuto il cristianesimo è proprio il cosiddetto popolo cristiano. Non bastano i mea culpa di Sua Santità. In realtà ogni cristiano che si dica tale dovrebbe pronunciare un mea culpa, ma non certo alla radio o alla televisione, ma nell'intimo della coscienza, cercando li quali siano i cambiamenti dell'agire e del pensare che ne scaturiscono. Non possiamo fare tutti come il Papa e andare in giro a dire: siamo colpevoli. Se la comunità ammette che le parole e i gesti di questo rappresentante simbolico - ultimo segno di un'umanità ancora gregaria, che ha bisogno di vedere un essere con la tiara, con i paramenti, con gli anelli, con tutto quello che è simbolico dell'io - siano sensati, non li deve ripetere scimmiescamente. Occorre riconoscere che la ripetizione di questi gesti da parte degli individui è quella che si chiama un'interiore conversione, cioè un cambiamento di comportamento. Se le società europee e gli individui in esse non saranno capaci di questo, il cristianesimo non sarà più rappresentato dagli europei, inevitabilmente. Non cesserà, ma il cristianesimo europeo diventerà come una mela che ammuffisce e secca».

Giuseppe Leonelli Castiglione Chiavarese, Novembre 2001

sabato 20 gennaio 2024

Aut aut

«La grandissima rottura deve ancora venire, è una piccola rottura in virtù della quale o si cade nella gregarietà di comportamenti di massa ispirati dalla paura, da arcaiche leggi giacenti nelle profondità o si acquista una più matura coscienza dell'io, ovvero la consapevolezza che aver cura dei propri pensieri e dei propri sentimenti, non pensare con superficialità, non pensare odiando, tutto questo agisce nella realtà al di là dei mass media. I mass media sono divenuti gli interpreti della massificazione, della potenza con cui i simboli spingono le anime umane esattamente come le maree che si alzano e si abbassano. Gli individui coscienti, all'interno di questa situazione, non possono non percepire la responsabilità che avranno, sempre più, delle cose che pensano e che sentono. Non si può più andare per strada e guardare, ad esempio, un immigrato senza percepire che dal modo in cui lo guardi tu trasmetti diffidenza, odio, sospetto oppure rispetto, attesa. Ognuno è in qualche modo chiamato a una maggiore responsabilità riguardo alla propria vita interiore. Questo processo nel suo insieme indica che la vita umana acquisisce senso proprio perché va al di là dell'orizzonte animale e che il grande tema della biografia non è semplicemente il tema della propria personale esistenza, perché essa è indissolubilmente legata all'esistenza della comunità, mai come oggi il legame tra l'individuo e la comunità si è fatto forte e percepibile nelle due direzioni, quella del subire passivamente la propria gregarietà o quella del proporre coscientemente pensieri e sentimenti che correggano delicatamente ma fermamente l'evoluzione dei tempi, cioè la vita stessa della comunità. L'uomo è oggi ancora una volta davanti all'enorme problema di comprendere che egli può parlare di una biografia solo se individua il senso della propria esistenza».

Giuseppe Leonelli, Castiglione Chiavarese, Novembre 2001

mercoledì 17 gennaio 2024

Andavo a 30 km/h

 


Se i sindaci di Milano e Bologna facessero andare a trenta all'ora gli aeroplani, l'aria sarebbe più pulita anche dentro il loro cervello democratico.

domenica 14 gennaio 2024

Die Philosophie der Freiheit



Facciamo così: per praticità, mi limiterò a pubblicare “solo” alcuni estratti de La filosofia della libertà.
Per chi volesse, comunque, in vari formati digitali, il testo integrale a cui faccio riferimento si trova qui.


sabato 13 gennaio 2024

L'azione umana cosciente 3

 5. Poiché abbiamo qui davanti a noi una concezione chiara e
chiaramente espressa, ci sarà anche facile scoprire l’errore fon-
damentale che in essa si nasconde. Come è necessario che la
pietra compia un determinato movimento in seguito ad una spin-
ta, cosi dovrebbe essere necessario che l’uomo compia una certa
azione, quando vi è spinto da una qualche causa.
E soltanto perché l’uomo ha coscienza della sua azione,
egli si riter­rebbe libero autore dell’azione stessa; trascurerebbe
però di vedere che vi è una causa che lo spinge, a cui egli deve
incondizionatamente assoggettarsi. L’errore di questo ragiona-
mento è presto trovato. Spinoza, e tutti quelli che pensano co-
me lui, dimenticano di notare che l’uomo non ha soltanto co-
scienza della propria azione, ma può aver coscienza anche
delle cause dalle quali è guidato all’azione. Nessuno contesta
che il bambino non è libero nel desiderare il latte, come non è
libero l’ubriaco, quando dice cose di cui più tardi si pentirà.
Entrambi ignorano completamente le cause che sono attive nel-
le profondità del loro organismo e sotto la cui incontrastabile
costrizione essi si trovano. Ma è giustificato mettere in un fa-
scio azioni di tal genere con azioni nelle quali l’uomo non sol-
tanto è cosciente del proprio agire, ma anche delle cause che ve
lo spingono? Sono forse le azioni degli uomini tutte di un unico
genere? L’azione del guerriero sul campo di battaglia, quella
dello studioso nel laboratorio scientifico, e quella dell’uomo
di stato nelle più intricate circostanze diplomatiche, possono
seriamente essere messe allo stesso livello con l’azione del
bambino che cerca il latte? È ben vero che un problema si risol-
ve tanto più facilmente quanto più semplice è il caso di cui si
tratta. Ma è anche vero che già molte volte l’incapacità di di-
scernimento ha portato ad una confusione senza fine. Ed è una
differenza assai profonda quella che corre fra il caso in cui so
perché faccio una cosa e il caso in cui non lo so. A tutta prima
questa sembra essere una verità evidente. Eppure gli opposito-
ri della libertà non si chiedono mai se un motivo della mia
azione, che io riconosca e compenetri, rappresenti per me una
coercizione nello stesso senso in cui per il bambino è coercizio-
ne il processo organico che lo fa gridare per il latte.

venerdì 12 gennaio 2024

L'azione umana cosciente 2

 2. Ciò sembra evidente. Tuttavia i principali attacchi degli
oppositori della libertà si rivolgono, fino ad oggi, esclusiva­mente
contro la libertà di scelta. Persino Herbert Spencer, le cui vedute
guadagnano ogni giorno di estensione, dice nei Principii della
psicologia: «Che ciascuno di noi, a suo piacimento, possa desi-
derare oppure non desiderare una cosa – il che, in fondo, è l’assio-
ma principale del dogma del libero arbitrio – è negato tanto
dall’analisi della coscienza quanto dal contenuto dei precedenti
capitoli (della Psicologia)». Dallo stesso punto di vista partono
anche altri, nel combattere il concetto del libero arbitrio. In ger-
me, tutte le considerazioni al riguardo si trovano già in Spinoza.
Ciò che questi aveva det­to in modo chiaro e semplice contro l’i-
dea della libertà, fu dopo di lui ripetuto innumerevoli volte, ma
generalmente invi­luppato nelle dottrine più cavillosamente teore-
tiche, sicché è diventato difficile ritrovare il filo semplice e diret-
to del ragionamento, che è l’unico che abbia importanza. In una
lettera dell’ottobre o del novembre 1674, Spinoza scrive: «Io chia-
mo libera una cosa che esiste e agisce per semplice volontà della
sua natura, e forzata quella che viene invece determinata
all’esi­stenza e all’azione, in modo preciso e fisso, da qual-
cos’altro. Così, per esempio, Dio esiste liberamente, benché
necessaria­mente, perché sussiste soltanto per la necessità della
sua propria natura. E così Dio conosce liberamente se stesso
ed ogni altra cosa, poiché soltanto dalla necessità della sua
natura consegue che egli tutto conosca. Voi vedete dunque che
io faccio consistere la libertà non in una libera decisione, ma
in una libera necessità. 
3. «Scendiamo ora alle cose create, che vengono tutte deter­-
minate all’esistenza e all’azione, in modo fisso e preciso, da cau-
se esterne. Per comprendere più chiaramente, consideriamo un
caso semplicissimo. Per esempio, una pietra, cui venga comuni-
cata da una spinta esterna una certa quantità di moto, continua
necessariamente nel moto, dopo che la spinta della causa esterna
sia cessata. La persistenza della pietra nel suo moto è quindi
forzata, e non necessaria, perché deve essere definita dalla spin-
ta di una causa esterna. Quello che qui vale per la pietra, vale per
qualsiasi altra singola cosa, per quanto complessa possa essere:
ogni cosa, cioè, viene necessariamente determinata ad esistere e
ad agire, in modo fisso e preciso, da una causa esterna.
4. «Immaginate ora voi, per favore, che la pietra, mentre si
muove, pensi e sappia che sta sforzandosi, per quanto può, a
perseverare nel suo movimento. Questa pietra, ora cosciente
del suo sforzo e per nulla indifferente nel suo comportamento,
crederà di essere completamente libera, e di persistere nel suo
movimento per nessun’ altra causa se non perché lo vuole. Ma
questa è quella libertà umana che tutti ritengono di possedere,
e che consiste solo in questo: che gli uomini sono coscienti dei
propri desideri, ma non conoscono le cause da cui essi vengo­
no determinati. Così il bambino crede di desiderare libera-
mente il latte, il ragazzo irato crede di desiderare liberamente
la vendetta, il timido la fuga. Così l’ubriaco crede di dire per
sua libera volontà quelle parole che, tornato in sé, vorrebbe
non aver dette; e poiché tale pregiudizio è innato in tutti gli uo-
mini, riesce molto difficile disfarsene. Infatti, se anche l’espe-
rienza insegna sufficientemente che nulla gli uomini sanno do-
minare così poco come i propri desideri e che, mossi da opposte
passioni, essi vedono il meglio ma seguono il peggio, pur tutta-
via si ritengono liberi; e proprio per questo: che vi sono cose che
essi desiderano di meno, e che certi desideri si possono facilmen-
te domare per mezzo del ricordo di altri, a cui si pensa spesso».

mercoledì 10 gennaio 2024

L'azione umana cosciente

Da oggi, finché ne avrò voglia, pubblicherò à la mode de Pierre Menard, la Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner. Così me lo riscrivo e me lo rileggo piano piano. Un paragrafo per volta, a partire dal primo capitolo e via andare. Avanti.

§§§

1. È l’uomo, nel suo pensare ed agire, un essere spiritual-
mente libero, o sta egli sotto la costrizione di una ferrea necessi-
tà basata su leggi puramente naturali? Su poche questioni si è
tanto aguzzato l’ingegno umano quanto su questa. L’idea della
libertà del volere ha trovato caldi sostenitori e ostinati opposito-
ri, numerosissimi gli uni e gli altri. Vi sono uomini che, nel loro
pathos morale, chiamano addirittura spirito ri­stretto chiunque
possa negare un fatto così palese come la libertà. Di fronte a loro
stanno altri che considerano invece il colmo della non-scientifi-
cità il credere che la necessità delle leggi della natura rimanga
sospesa nel campo dell’agire e del pensare umano. Una stessa
cosa vien proclamata, nel mede­simo tempo, o il più prezioso be-
ne dell’umanità, o la peggiore illusione. Infinito acume è stato
applicato per spiegare come la libertà si accordi col procedere
della natura, alla quale pur l’uomo appartiene. Con non minore
fatica è stato tentato, dall’altra parte, di spiegare come sia potuta
sorgere una simile illusione. Chiunque non abbia per tratto pecu-
liare del suo carattere il contrario della posatezza, sente che qui
si sta di fronte ad uno dei più gravi problemi della vita, della re-
ligione, della pratica e della scienza. E fa parte dei tristi indizi
della superficialità del pensiero odierno il fatto che un libro, il
quale, in base ai risultati delle più recenti ricerche sulla natura,
vorrebbe coniare una «nuova fede.» (David Friedrich Strauss,
La vecchia e la nuova fede), non contenga su questo problema
altre parole che le seguenti: «Nella questione della libertà del
volere umano non dobbiamo qui impegnarci. La supposta indif­
ferente libertà di scelta è stata sempre riconosciuta come un
vuoto fantasma da ogni filosofia che fosse degna di tal nome; la
determinazione del valore morale delle azioni e delle inten­zioni
umane resta d’altronde indipendente da quel problema». Non ho
citato questo passo perché io sia d’avviso che il libro dello
Strauss abbia speciale importanza; ma perché esso mi sembra
esprimere l’opinione fino alla quale riesce ad innal­zarsi, nel
campo di questo problema, la maggioranza pensante dei con-
temporanei. Attualmente ognuno che pretenda di pos­sedere al-
meno i primi elementi della scienza par che sappia che la libertà
non può consistere nella scelta completamente arbitraria, fra
due azioni ugualmente possibili, dell’una oppure dell’altra. Si
ritiene che vi sia sempre una causa interamente determinata per
cui, fra parecchie azioni possibili, una soltanto viene portata a
compimento.




sabato 6 gennaio 2024

ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος

 

E il Logos è divenuto carne
ed ha posto tenda in mezzo a noi
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
la manifestazione del Figlio unigenito del Padre,
colmo d’amore e di verità.
Giovanni rende testimonianza a lui
e annuncia con voce possente:
“Questi è Colui del quale io dissi:
- Colui che viene dopo di me
è stato prima di me
poiché è il mio prototipo.”