Dalle scale in pietra che conducono al poggiolo, contornato di cipressi, dove la chiesa è ubicata, spuntano, tra gli interstizi del mattonellato, consunto e sconnesso, tarassachi, gramigna, digitarie e fienarole pieni di vigor primaverile. Non è caldo. La bara viene condotta in chiesa dal personale delle pompe funebri, una sola donna della fratellanza militare, che necessariamente si fa aiutare dai parenti e da alcuni amici di famiglia. La campana suona le dieci e il prete africano dà le ultime indicazioni ai lettori della Parola di Dio. Figli e nipoti si siedono nelle prime file. Inizia la celebrazione funebre, pacata, rapida, riscaldata soltanto da alcuni raggi di luce che entrano dal rosone dietro l'altare. Chissà se le nuove chiese le orientano sempre così, tenendo conto del sorgere del Sole, oppure se le costruiscono orientate verso Wall Street.
Il mercedes carro funebre color avorio (è strano vedere un carro funebre con quel colore là), accoglie nuovamente la bara per il trasporto al cimitero comunale. La pura materia viene seppellita e gli involucri che la avvolgevano s'involano, la salutano senza troppo rimpiangere quel che resta chiuso dentro a un forno o sottoterra, con una croce e una fotografia per salutare chi passerà di là.
Nessun commento:
Posta un commento