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sabato 16 gennaio 2016

Lo scudo dei figli

Io dico, seguitando sulla linea delle vaiasse, che ieri sera a otto e mezzo, nei circa due minuti e mezzo che il canale televisivo digitato restasse quello, che Daniela Santanchè ha detto, in premessa a una replica a Gloria Origgi:  «Sono felice che mio figlio non venga a lezione da lei» e lo ha ribadito una seconda volta («Sono contenta che mio figlio non segua le sue lezioni») dopo che la filosofa l'ha interrotta perché si è sentita offesa.
Ma perché si è offesa? 
Se non ricordo male, Gloria Origgi, oltre ad aver replicato alla Santanchè: «Da chi ha imparato a insultare? Da Berlusconi?», si è lasciata scappare un equipollente «Anch'io potrei dire che sono contenta che i miei figli non siano in Italia [ella insegna e vive in Francia] a subire la politica di gente come voi» (mi è parso di capire così nella canizza).

Sticomitia di basso conio.

A bocce ferme - non quelle delle signore in oggetto - ho pensato che la miglior risposta alla presunta offesa della Santanchè poteva essere questa: 
«Sono triste per tutti quei maestri e quei professori dai quali lei è stata a lezione: da un punto di vista maieutico, hanno tirato su parecchia merda».

Comunque, secondo me, la frase della Santanchè non è offensiva, giacché quando ci si fa scudo dei figli, i primi a prendere le frecce sono loro, non i genitori. Infatti, e nemmeno tanto intrinsecamente, la Santanchè ritiene che - oh, poverino! - il figlio ventenne (leggo su wikipedia che ha avuto un figlio nel 1996), se frequentasse certe lezioni potrebbe rischiare di formulare pensieri diversi da quelli della madre o del milieu nel quale è nato e vissuto. Ora, provate a dire a qualsiasi figlio di buonadonna di vent'anni che temete per la sua autonomia di pensiero nel caso in cui andasse a lezione di filosofi liberal come quelle di Gloria Origgi. 

(Che io sappia, Berlusconi, un altro che i figli li ha tirati in ballo spesso, non ha mai obiettato a Barbara le sue frequentazioni filosofiche, comprese le lezioni di Cacciari e la tesi su Amartya Sen per la laurea triennale all'Università Vita-Salute San Raffaele; tanto immaginava che il milieu avrebbe prevalso, contropiede di Pato compreso).

mercoledì 27 febbraio 2013

Ho visto uomini vivacchiare galleggiando

Olympe cerca d'interpretare a chi si riferisca Beppe Grillo parlando di 20 milioni di italiani che, confermando il loro voto al Pd e al Pdl, preferiscono vivacchiare galleggiando sulla crisi.
Una risposta possibile può essere trovata leggendo quest'ottimo articolo di Gloria Origgi «The Kakonomics of Italian Elections». Tale lettura, però, restringe il campo dei “vivacchianti” agli elettori di Berlusconi, i quali - secondo la teoria kakonomica - hanno votato razionalmente il peggio perché essi traggono beneficio a galleggiare nell'acquario Italia dove c'è sì il pescecane che mangia incommensurabilmente di più, ma che lascia, tuttavia, un po' di pastura anche a loro, pesci piccoli in attesa del condono e del rimborso dell'Imu.
Correttamente dobbiamo altresì chiederci se anche gli elettori del Pd sono dei kakonomi. In parte sì, anche se in misura minore, soprattutto nelle zone dove il Partito Democratico è al potere da decenni: magari meno spudoratamente e senza avere un pescecane solo, ma tanti tonni che, basta poco, facilmente finiscono sott'olio (Occhetto, D'Alema, Veltroni, Bersani...).

Ma per ritornare a quanto scrive Beppe Grillo:
«Ci sono una ventina di milioni di italiani che hanno galleggiato sulla crisi, che non hanno voluto osare perchè* forse forse, sotto sotto, gli sta bene così [...] La cosa che mi da malessere sono questi milioni di persone che galleggiano nella crisi, che sono stati solo sfiorati dalla crisi, che sono riusciti a vivacchiare a discapito degli altri milioni che non ce la fanno più. Il problema dell'Italia sono queste persone. E finchè* non gli toccheranno gli stipendi o le pensioni, per loro va benissimo immobilizzare il Paese, ma durerà poco, molto poco questa situazione.» [*perché *finché]
A mio avviso, come giustamente già in molti fanno notare, il suo lamento, il suo “malessere” è causato più che dalla realtà individuale dei venti di milioni di persone che galleggiano e votano Pdl e Pd meno elle, dal fatto che egli si auspica, democraticamente, di prendere l'80% dei voti, un po' come accade, mi sembra, in Bielorussia o in Kazakhistan: dei popoli felici, senza corruzione, dagli stipendi e dalle pensioni comme il faut.

martedì 18 settembre 2012

L'influenza dei pensatori e delle pensatrici

Tempo fa, non mi ricordo esattamente quando, scoprii che una filosofa italiana, Michela Marzano, era (è?) considerata tra i cinquanta pensatori più influenti di Francia. La cosa mi incuriosì, della Francia generalmente mi fido.
Di lì a poco mi accorsi del suo nome sulle pagine de la Repubblica. Lessi qualche articolo, distrattamente, niente di che. Poi, qualche tempo dopo, scoprii che Michela Marzano ha un suo blog di natura intimistica, che tiene piuttosto aggiornato: niente di che. Oddio, vi si trovano perle che  la mia parte di natura piratesca vorrebbe “assalire” e farne sasso e quindi polvere; ma poi prevale (finora ha sempre prevalso) una terrena indifferenza.
Successivamente, mi accorsi altresì che l'influente pensatrice ha il suo account twitter e facebook; lessi alcuni suoi status: niente di che, anzi: tanto di che privarmi d'un subito dei suoi tweet e dei suoi aggiornamenti facebookiani.
Alcune settimane fa ho visto, poi, che Michela Marzano ha pubblicato un nuovo libro che tratta del tema della fiducia. Rispetto al suo precedente saggio sull'anoressia, questo mi ispirava l'acquisto: solo che una recensione su Doppio Zero mi ha frenato. L'autore, Igor Pelgreffi, scrive infatti che
«Dietro la superficie della sua scrittura bianca, Marzano palesa una forma specifica di coraggio, una non rinuncia alla sincerità vitale del singolare, all’espor-si tramite la propria vulnerabilità»
«Scrittura bianca»? «Marzano palesa una forma specifica di coraggio»? «Una non rinuncia alla sincerità vitale del singolare»? «All'espor-si (!) tramite la propria vulnerabilità»? Ma cosa cazzo scrive, cosa cazzo racconta?
Cosicché, non fidandomi di tale eloquio, ho atteso. Ho fatto bene.
Domenica, su la Domenica de Il Sole 24 Ore mi sono imbattuto, fortunatamente, in una delle recensioni più interessanti, ironiche, e ben scritte che mi sia occorso leggere negli ultimi semestri.
L'autrice, Gloria Origgi (che non conoscevo) è anch'essa filosofa e ricercatrice presso questo Istituto francese. Be', in poche parole: se fossi la Marzano chiederei all'editore Erickson di ritirare il libro, o di riservargli un canale di diffusione clandestina.
Di tale recensione subito ne avrei voluto parlare, ma Il Sole online si ostina a non mettere online tutti gli articoli che pubblica. Così, tramite breve ricerca, ho scoperto che l'autrice ha un blog - e mi sono permesso di scriverle una mail per domandarle come risalire al suo articolo. Lei mi ha cortesemente risposto e fornito il link.
Vi invito a leggerla, qui, nel suo Miscellanea.