Ero stanco di Tutto, detersivo anticalcare, sgrassatore, disinfettante. Cambiai marca, misi la quintana e mi recai a Foligno.
- Buongiorno Angela, che cosa mi racconti della tua gioventù selvaggia, adultera e sacrilega?
- Mi fece diventare santa.
- Fosti una trap italiana ante litteram.
- Ebbi mentori migliori e minor possibilità di diventare un oggetto mimetico. Tanti giovani oggi sbavano dietro a personaggi di dubbia non dico moralità, che sarebbe il meno, ma di indubbia e assoluta melensaggine intellettuale, privi come sono di lateralità, tutti concentrati sul mantra occidentale della mercificazione degli istanti, foto di sé compresi, compiacenti.
- Una bella tirata.
- Fui mistica non a caso.
- In attesa della misticanza.
- Purga di malva.
Presi il primo treno disponibile per Terontola ed ebbi modo. Mi incontrai. E non lessi niente durante il tutto sommato breve tragitto. Pensai e basta, anche alle tette di una viaggiatrice casuale più di me, pensatrice meno, giacché lesse tutto il tempo un romanzo di De Carlo, Due di due, uguale. Bene.
Arrivai. Me ne accorsi quando un raggio di sole lacustre si franse sulla punzonatrice del controllore. Trasecolai sul Trasimeno perdipiù. Mi divisi: lo spirito continuò il viaggio verso nord con la lettrice, il corpo scese e prese la corriera. La Chiana mi chiamava, con l'andamento maestoso dei suoi paesaggi coltivati e il puzzo dei pesticidi spruzzati di fresco. Mi chiesi se tutto questo aveva un senso. Ogni tanto mi facevo domande retoriche da solo per darmi un contegno. Cantai una canzone a caso, forse questa. Mi dissi bravo. Venne sera.
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