Lucas camminava lungo una strada, una strada. C'era la nebbia, ma forse era soltanto una fitta pioggia che s'infiltrava nei suoi pensieri, annebbiandoli. Le macchine frusciavano accanto al marciapiedi e davano l'impressione di riprodurre il frangersi delle onde lungo la battigia. Lei non c'era, non c'era, ma la tigre assenza non minacciava la quiete dei suoi passi. Avrebbe potuto camminare delle ore, avrebbe. Ma limitò il cammino a tre quarti d'ora, il tempo di una partita inutile, senza arbitri, palle, giocatori e pubblico altro che lui, cosa che gli consentì di riflettere sulle significanze, e cioè: soddisfazione dei bisogni primari a parte, aveva senso vivere? «No, ma andiamo avanti», si rispose, mentre nel cielo rossastre nubi si disponevano a fondale per il passaggio di uno stormo d'uccelli neri che non si facevano tante domande del cazzo e continuavano a volare, a volare.
4 commenti:
ben deliberato, vai avanti. almeno ancora un po'.
Se vuoi riflettere sul senso di tutte le caduche cose non c’è luogo più adatto di un cimitero. Non nei giorni di affollamento, ma in quelli quieti quando i vivi pro tempore diradano e puoi aggirarti in tranquillità tra le tombe finalmente silenziose.
Sì, sì. Conto di prenderci la pensione.
È vero, ma sai che tale esercizio mi riusciva meglio da giovane?
Posta un commento