I blog sono piuttosto fuori moda e fuori tempo (massimo, minimo e mediano). Ciò nonostante, i blog sono porti di un mare dove ancora vale la pena attraccare o, meglio, sono locali pubblici davanti ai quali si può sostare anche dalle 21 alle 6.
Dunque, venite qui, giovani, a bere le vostre birre trappiste senza coca da tirar: ho anche una campana verde per il vetro, ove si prega di buttare dentro i vuoti a perdere. Da pantofolaio serale incallito, che non suggerisce certo alcun armiamoci e partite, vi chiedo: ma non vi siete rotti i coglioni di questa situazione?
Discoteche chiuse; feste tra amici non più di tre; non potete neanche star fuori davanti a un bar di sera... insomma, con così tanti divieti, possibile vi basti Tik Tok per placare i vostri ormoni? Ripeto: giammai vi dirò come fabbricare una molotov con i suddetti vuoti a perdere. Banalmente vi dico: aprite un blog e provate a esprimere contenuti fuori dai contenitori social che vi contengono e impongono le cose da pensare, dire, fare, baciare, bruciare. Perché, per quanto non valga niente dirlo, io credo vada detto che se tutto quanto accade adesso fosse accaduto prima degli smartphone e dei social-media, la grancassa televisiva, da sola, non sarebbe stata sufficiente a diffondere tale perdurante mimetismo virale a senso unico. Infatti, i memi dell'epidemia mantengono elevata la loro capacità virale se rimbalzano in teste disposte a rilanciarli con un tweet o un "a cosa stai pensando?" su fb. In altri termini: se il "coso, come si chiama?" si fosse manifestato una dozzina di anni fa, anziché opporre i soli pollici alla politica del governo, sareste divenuti come minimo Black Bloc.
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