Rarefacendomi
vado
e cambio di stato:
quel poco che sono
si muta
nell'ombra del bambino
che fui, nell'uomo
distratto che ero,
nel giunco piegato che sono.
Ma non ti perdono:
non mi serve il perdono
se non ti serve quell'uomo
che ero, quel bambino che sono.
Le parole, le nostre parole
quella parte di noi che, aeriforme,
si è espansa fuori di noi
per cercare di definire -
inutilmente - chi eravamo
si è persa.
Mi manchi: ma più che altro
mi manca la tua mente
mi manca quello che tu
riuscivi a specchiare di me
nella tua faccia ridente.
Non è vero: mi manchi per niente.
In questi giorni che sterilizzati
se ne vanno via senza abbracci
io penso allo sforzo degli inceneritori
alla parte di noi inutile
di ricordi che saranno
fumo, diossina.
1 commento:
bella, a tratti molto.
proprio in diossina ci dobbiamo trasformare?
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