Insistono. Nella teoria e nella prassi, insistono. Hanno preso una piega - di merda - e la mantengono. Non posso smentirsi, cambiare idea, ritrattare, soprattutto finché il brontolio della vox populi convergerà con i loro fiati anticostituzionali decretati d'urgenza.
Qualche sporadica protesta davanti a Montecitorio; qualche tratto d'autostrada bloccato; qualche lettera o grido... niente. Vanno avanti, come le ruspe e i celerini in Valsusa.
Forti del fatto che, tali lavoratori, non possono autospaccarsi le vetrine, tirano dritto, su consiglio dei consulenti tecnico-scientifici prezzolati e ingrifati dal credito mediatico offerto dai magnati della comunicazione.
Che protesta (pacifica) potrebbe essere organizzata? Tenere aperto, senza limite orario, tutto tutti. Senza chiedere tanti parere alle organizzazioni sindacali di categoria, che hanno assecondato e assecondano il governo. Tutto aperto e tutti fuori, anch'io che sono un pantofolaio uscirei la sera, sono pronto a rimettermi le scarpe e a tenere spento questo cazzo di schermo. Tutti farsi fare un verbale, tutti non pagarlo.
No, non un flash mob, bensì una mobilitazione costante: tenere aperto tutto, tutti. Ma tutti davvero.
E voi giovani, o giovani, cazzo, fate i giovani: non vi fate castrare, sputate in faccia ai padri e alle madri, al potere tout court, ribellatevi, rompete il silenzio, uscite dal soffocamento e dalla paura dei sensi di colpa. Ricordate: non avrete la pensione, né baby, né quota cazzo. Lo so che gran parte del vostro vivere dipende interamente dagli stipendi di chi vi ha generato e avete paura a rompere il cordone perché là fuori, sopra le mille euro al mese, è un miraggio... Ma se non fate qualcosa voi, sappiate, che noi rincoglioniti e piccoli agit-prop da tastiera non potremo sollevarvi dalla vostra depressione.
6 commenti:
Grido di chi urla nel deserto?
Sarei preoccupato se così fosse; o meglio: non ci voglio credere.
Tranquillo che ci pensano Salvini e la Meloni. La destra si è divisa proprio sulle aperture.
Ma basta con questa retorica dei giovani. Questa ragazzaglia senz'arte né mestiere né personalità, che spesso non ha nulla da dire e lo dice male. Questi che, approfittando del nostro esempio, alzano la coda e rizzano il pelo per dimostrare di esistere, genietti adolescenti da due euro al paio, pappagalli degli ultimi ritornelli, rivoluzionari per copia, scimmie male ammaestrate, camaleonti da caffé, mendicanti senza rassegnazione che con una mano ti chiedono l'elemosina e con l'altra ti fanno le corna. Questi giovani che per uscire dalla vecchia retorica ne fanno un'altra più povera, che scambiano l'ultimo trucco con la novità, che volgarizzano l'antico con la banalità di un finto moderno, che sembrano i coltelli di Lichtenberg senza lama e senza manico. Basta!
Ma se non fossi stato un nonnetto mai le avresti scritte tutte queste belle cose sui giovani.
Inoltre non ti è passata nemmeno per la testa che i giovani che tu critichi sono i figli dei vostri figli che, forse, non sono riusciti a fare i genitori con un po’ più di saggezza?
Comunque hai scritto delle critiche che come le hai scritte sono da grande scrittore, a meno che, tu non le abbia copiate da qualche parte.
Ma anche se copiate, complimenti per la scelta. E’ un piacere leggere a prescindere dai concetti. Bravo!
Antonio
E' bello passare per letterato, anche se di seconda mano, solo per aver scritto qualcosa con un minimo di fantasia, Non lo nego: i giovani, in massima parte, mi sembrano immeritevoli di tanto privilegio. E certamente se fossi giovane mi troverei a mia volta insopportabile. Per ragioni puramente anagrafiche sono stato partecipe, ahimè solo privatamente, della cultura e controcultura degli ultimi cinquant'anni,
dell'idea infantilmente distorta del funzionamento della società e di quanto neccessario per la sua sopravvivenza. Ho condiviso il pregiudizio favorevole accordato alla parola "rivoluzione" e quello sfavorevole destinato a "conservazione". Dei giovani mi atterrisce l'assoluta mancanza di ironia e specialmente di autoironia ma il discorso sarebbe lungo. Ma sulla mia situazione, inquietante, oscura e misteriosa di sopravvissuto voglio concludere con una citazione esplicita:
"Si capisce che in casa un handicappato è un problema, come un vecchio. Si possono sospettare quali siano le ragioni di questa conflittualità occulta: in primo luogo la convivenza indefinita, misurata a decenni, di poche persone in breve spazio è innaturale. Si aggiunga che qualcuno sa che qualcun'altro lo seppellirà, e lo sa anche l'altro."
(Giorgio Manganelli, "Mammifero italiano", Adelphi 2007)
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