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sabato 24 maggio 2014

Silenzio elettorale

«Non bisogna chiedersi che cosa il nostro paese può fare per noi, ma chiedersi che cosa noi possiamo fare per il nostro paese». J.F. Kennedy

Improvvisa, un'epifania: io, per il mio Paese, non faccio un cazzo e mi sembra già abbastanza (meglio di Razzi, insomma, e senza prospettive di vitalizio).

mercoledì 13 febbraio 2013

I limiti della satira



La contestazione isolata subita da Maurizio Crozza – benefica per certi versi, dacché sconfigge in sé l'unanimismo scipito di un Benigni – dimostra una cosa sola: che l'imitazione ch'egli fa di Berlusconi non è satira, e cioè normale stravolgimento della realtà del personaggio imitato, ma suo specchio riflesso, una sua fotografia. In fondo, cosa ha detto di diverso Crozza da quanto dice e promette Berlusconi in campagna elettorale? Coloro che s'indignano e fanno gli offesi e si ergono a paladini della presunta vittima, poverini, che volete, quel minimo d'intelligenza che gli resta gli palesa e amplifica la merda che loro, a spada tratta, sostengono e sosterranno fino a un minuto prima che la storia lo vedrà appeso ciondoloni in un qualsivoglia benefico piazzale Loreto (la soluzione migliore) o ritirato in una delle sue dimore. Chi s'incazza, insomma, perché Crozza ripete pari pari quello che Berlusconi grida in ogni angolo televisivo (e radiofonico) disponibile (perché Berlusconi non va ancora in piazza? Ve lo siete domandati? Per via delle madonnine volanti?), lo fa non perché viene “deriso” il suo eroe valoroso, ma perché gli si presenta davanti agli occhi la prova della propria malafede. In altri termini: a forza di manipolare la realtà delle cose e di indottrinare col proprio verbo i propri sostenitori, Berlusconi riuscirebbe persino a sdoganare l'incesto – e uno come Crozza, davanti a una platea nazional popolare, rischia, ripetendo tale verbo, che contiene in sé una quantità di nefandezze da ricovero psichiatrico, di far capire al popolo la necessità della catarsi (o se volete, molto più prosaicamente, della purga – dato che Berlusconi mai sarà abbastanza saggio, come Edipo, da autoespellersi da Tebe-Italia).
E il punto resta sempre uno: Berlusconi tocca le corde dell'Italia più fetente, di quella disposta a vendere il proprio buco del culo per cento euro o un iPad. E, per questo, occorre dire e ridire con forza che votare Berlusconi, aldilà di uno schifoso e reale interesse di parte (soldi, fottuti dannati soldi che lui dispensa a iosa ai più zelanti lacchè o alle più disponibili puttane), è da imbecilli o da pezzi merda, basta scegliere.