La contestazione isolata
subita da Maurizio Crozza – benefica per certi versi, dacché sconfigge in
sé l'unanimismo scipito di un Benigni – dimostra una cosa sola:
che l'imitazione ch'egli fa di Berlusconi non è satira, e cioè
normale stravolgimento della realtà del personaggio imitato, ma suo
specchio riflesso, una sua fotografia. In fondo, cosa ha detto di
diverso Crozza da quanto dice e promette Berlusconi in campagna
elettorale? Coloro che s'indignano e fanno gli offesi e si ergono a
paladini della presunta vittima, poverini, che volete, quel minimo
d'intelligenza che gli resta gli palesa e amplifica la merda che
loro, a spada tratta, sostengono e sosterranno fino a un minuto prima
che la storia lo vedrà appeso ciondoloni in un qualsivoglia benefico
piazzale Loreto (la soluzione migliore) o ritirato in una delle sue
dimore. Chi s'incazza, insomma, perché Crozza ripete pari pari
quello che Berlusconi grida in ogni angolo televisivo (e radiofonico)
disponibile (perché Berlusconi non va ancora in piazza? Ve lo siete
domandati? Per via delle madonnine volanti?), lo fa non perché viene
“deriso” il suo eroe valoroso, ma perché gli si presenta davanti
agli occhi la prova della propria malafede. In altri termini: a forza
di manipolare la realtà delle cose e di indottrinare col proprio
verbo i propri sostenitori,
Berlusconi riuscirebbe persino a sdoganare l'incesto – e uno come
Crozza, davanti a una platea nazional popolare, rischia, ripetendo
tale verbo, che contiene in
sé una quantità di nefandezze da ricovero psichiatrico,
di far capire al popolo la
necessità della catarsi (o se volete, molto più prosaicamente,
della purga – dato che Berlusconi mai sarà abbastanza saggio, come
Edipo, da autoespellersi da Tebe-Italia).
E
il punto resta sempre uno: Berlusconi tocca le corde dell'Italia più
fetente, di quella disposta a vendere il proprio buco del culo per
cento euro o un iPad. E, per
questo, occorre dire e ridire
con forza che votare
Berlusconi, aldilà di uno schifoso e reale interesse di parte (soldi, fottuti dannati soldi che lui
dispensa a iosa ai più zelanti lacchè o alle
più disponibili puttane), è
da imbecilli o da pezzi merda, basta scegliere.
3 commenti:
Giusto.
Giustissimo e condivisibile fino all'ultima virgola.
Resta, purtroppo, il fatto che di simili fetenti questo paese pulluli, anche grazie al seme di quella fetenzia sparso con tanta cura e raffinata dedizione per l'etere mediatico.
Ed anche il fatto che un imbecille spesso non sceglie di esserlo, un pezzo di merda sì.
E ne va pure fiero...
°°°
rimborsi ! - condoni ! - detassazioni !
e poi ?
è come farsi subito una bella focaccia, con i grani destinati alle prossime semine.
l’italico medio, comune, medio-alto, medio-basso, mezzano, modesto, mediocre, ha perso la memoria della saggezza contadina (che pure gli è appartenuta)
per seguire l’ultimo uomo della provvidenza, l’ennesimo pifferaio, l’incantatore di allocchi.
che il suo-dio-lo-strafulmini
Claudio
°°°
Questo paese è alla frutta. Banane e fichi d'India.
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